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30enne muore a tre giorni dalla seconda dose mentre gioca a calcio: “Non aveva patologie”


Dagli esami sul giovane “non sono state riscontate patologie: tutti gli organi erano sani. La morte è avvenuta per un arresto cardiocircolatorio improvviso”, ha fatto sapere il legale

Sono stati celebrati ieri con il rito musulmano i funerali di Adenan Jajov il macedone di 30 anni residente nell’Alta Tuscia, che è deceduto la scorsa domenica 7 novembre a Piansano (Viterbo) mentre giocava una partita di calcetto, esattamente due giorni dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer.  L’uomo è stato colto dal malore all’intervallo: mentre era seduto su una panchina ha avuto l’inferto che l’ha stroncato, accasciandosi a terra. Inutili i soccorsi.

La vicinanza temporale con la somministrazione del vaccino ha così scatenato i sospetti, tanto che i familiari, alcuni cugini per i quali la vittima lavorava come taglialegna, hanno dato mandato all’avvocato Di Silvio di presentare denuncia. La Procura ha così aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo contro ignoti. 

Secondo l’avvocato: “dal momento della somministrazione del vaccino Adenan ha avuto un problema di affaticamento e si è lamentato con i parenti di non stare più bene come prima, una sorta di malessere generale”.

Giovedì 11 novembre scorso, nella sala incisioni del cimitero di San Lazzaro è stata effettuata l’autopsia. L’esame è stato condotto su disposizione del pm Michele Agragna dalla dottoressa Benedetta Baldari che ha 60 giorni per la relazione, tuttavia all’esame era presente anche il consulente delle parti offese – i parenti del macedone – ossia il dottor Sandro Leonardi nominato dall’avvocato Angelo Di Silvio che ha dichiarato: “Secondo quanto emerso – spiega il legale – non sono state riscontate patologie: tutti gli organi erano sani. La morte è avvenuta per un arresto cardiocircolatorio improvviso. E’ chiaro che in questo scenario bisognerà continuare gli accertamenti per chiarire un eventuale legame con la somministrazione del vaccino”. Sono stati disposti dunque degli esami tossicologici – ma da quello che sembra il ragazzo neppure fumava – e istologici. Il cuore è stato prelevato per ulteriori accertamenti.

La salma del 30enne che da tempo si era integrato con la comunità del posto è ora tornata in Macedonia – dove vivono la moglie e i due figli – per il rito funebre prima della sepoltura in patria. In Italia resta aperta l’inchiesta della Procura di Viterbo avviata dopo la denuncia dell’avvocato Angelo Di Silvio per conto dei parenti che vivevano con il 30enne.