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Altro che “marionetta”. Ecco chi è Giuseppe Conte, l’asso “del Vaticano” tra PD e M5S


I Cavalli di Troia entrano sempre tra le risate ed i festeggiamenti non curanti, ed infatti, nessuno si è curato di chi, in realtà, fosse “l’Elevato” che parla di “Nuovo Umanesimo”

Giuseppe Conte all’inizio del suo mandato, il 1° Giugno 2018, faceva quasi tenerezza. Nessuno in Italia, almeno nella platea dei comuni elettori, lo conosceva. Ed andava bene così, addirittura veniva considerato una “marionetta”, un uomo messo lì, utile a “servire” da maggiordomo a Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Era considerato così insignificante che addirittura venne schernito per aver inserito alcuni passaggi poco chiari nel suo curriculum, i giornali stessi ne misero in dubbio la correttezza; poi tutto si chiarì, ma resta l’episodio.

Insomma, Conte all’inizio del suo mandato sembrava veramente uno tirato fuori per caso dal cilindro del siciliano (di Mazara del Vallo) Alfonso Bonafede del M5S. Ed invece era “l’uomo giusto al posto giusto”. Ma “giusto” per chi?

Sarebbe una bella favoletta quella di pensare che ad una carica di governo possa arrivarci veramente chiunque, ma la realtà funziona spesso diversamente e se non sei organico da anni alle strutture dei maggiori partiti o negli apparati della pubblica amministrazione, ovviamente non potrai arrivarci.

E’ evidente quindi che Giuseppe Conte era ben conosciuto negli ambienti che contano già da parecchio tempo, molto prima che il Movimento 5 Stelle tirasse fuori il suo nome con tanto di benedizione di Grillo e pubblico elogio, che affronteremo dopo.

La storia di Giuseppe Conte parte infatti da quando era poco più che un ragazzo che frequentava un istituto religioso, una scuola cattolica che si trova a Roma e si chiama villa Nazareth.

Villa Nazareth non è un istituto per tutti. È un noto collegio universitario nato nel dopoguerra per accogliere ragazzi sì bisognosi, ma solo i più promettenti. Giovani accuratamente selezionati per intelligenza e capacità a cui viene offerta l’opportunità di svolgere studi che altrimenti non avrebbero potuto permettersi, ma anche di fare conoscenze che probabilmente la comune realtà studentesca di classe piccolo-borghese può solo sognare.

Villa Nazareth è stata diretta da importanti cardinali, tra cui Achille Silvestrini – che non si allontanerà mai troppo da tale istituzione, fino alla sua morte avvenuta qualche settimana fa – e Pietro Parolin, l’attuale segretario di Stato del Vaticano.

Silvestrini, Cardinale Cattolico e diplomatico vaticano, morto a 95 anni, è un mentore mai dimenticato per Giuseppe Conte. Un uomo tanto importante nella vita di Conte da fargli lasciare Palazzo Chigi nel corso di una pausa dalle consultazioni tra PD e M5S lo scorso 30 agosto per essere presente alle esequie del Cardinale, proprio in quanto suo pupillo a Villa Nazareth. 

Ma Conte è un uomo che conta e così, subito dopo i funerali celebrati in Vaticano, il Premier prende parte ad un colloquio particolare con papa Francesco. Durante l’incontro Bergoglio e Conte “hanno ricordato con affetto la figura del cardinale Silvestrini” – dichiarazione ufficiale del portavoce vaticano Matteo Bruni -, ma non solo. Dall’incontro, oltretutto senza alcun clamore, è trapelato che Papa Francesco abbia discusso con Conte di un “governo di discontinuità, sopratutto nella politica migratoria”. Insomma, la prima cosa a saltare col nuovo governo “Conte 2” devono essere i decreti sicurezza firmati da Matteo Salvini. Dal Vaticano avrebbero anche specificato che non si tratta di un endorsement al nuovo governo guidato dall’avvocato Pugliese, ma le posizioni vaticane su molte vicende italiane sono assai note, a cominciare proprio dall’immigrazione.

Ma liquidare Achille Silvestrini come semplice “citazione” non darebbe contezza di chi si sta parlando. Silvestrini non era un semplice prete, è stato un diplomatico di caratura forse addirittura pari a quella di molti pontefici: legato alla stagione della Ostpolitik vaticana, nel 1971 accompagnò l’Arcivescovo Casaroli nella visita a Mosca per depositarvi lo strumento di adesione della Santa Sede al Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari. Nel 1972 viene designato delegato-aggiunto alle consultazioni di Helsinki in preparazione della Conferenza sulla sicurezza e la Cooperazione in Europa, partecipando successivamente, a Helsinki e a Ginevra, a tutte le fasi della Conferenza. Nel 1977 è capo-delegazione aggiunto alla Riunione di Belgrado, per la verifica e lo sviluppo dell’atto finale di Helsinki. Nel 1979 Giovanni Paolo II lo promuove arcivescovo segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Sempre nel 1979 Silvestrini guida la Delegazione della Santa Sede per la Revisione del Concordato lateranense, conducendo le trattative con le autorità italiane fino alla firma dell’Accordo del 18 febbraio 1984. Innumerevoli poi sono state le missioni diplomatiche da lui compiute da nel corso di quegli anni: da Buenos Aires, per la crisi delle Malvine-Falklands (1982) a Stoccolma, come capo della Delegazione della Santa Sede alla sessione inaugurale della conferenza sul disarmo in Europa (1984) fino alle missioni diplomatiche in Libano e in Siria (1986) e in Polonia (1987). Nominato nel 1991 Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, si ritirerà dal servizio attivo nel 2000, a 77 anni.

Ed è proprio alla fine del servizio attivo che torna forte la questione di Villa Nazareth.  Silvestrini vicino alla sinistra della Dc di Scalfaro e Mattarella e considerato il punto di riferimento cattolico della Sinistra Dem, amico di Romano Prodi, ma anche di Andreotti, torna così a dedicarsi alla “Comunità” sorta da un gruppo di ex-alunni laureati, professionisti e amici di Villa Nazareth.

E dalla comunità di Villa Nazareth Conte non si staccherà mai: dopo gli studi è diventato componente del Comitato scientifico e – come ricorda il professor Carlo Felice Casula“continua a darci il suo contributo, a livello nazionale e internazionale. È stato molto attivo quando abbiamo stretto rapporti con alcune Università negli Stati Uniti”. Il professor Casula in un’intervista a Tv2000 ricorda Conte come “uno studente modello, proveniente da una famiglia modesta (la madre insegnante elementare, il padre segretario comunale) che si è laureato brillantemente e col massimo dei voti ad appena 24 anni e che a soli 36 anni era già professore universitario”.

Ma come diceva Corrado: E non finisce qui.

Negli ambienti politici il Conte era tutt’altro che uno sconosciuto al momento del suo insediamento a Premier, infatti già nel 2013 il prof. avv. Giuseppe Conte venne eletto dalla Camera dei deputati – su proposta del M5S e con i voti del Pd – nel consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, di cui poi sarebbe diventato inoltre il vicepresidente.

Insomma, quel che è certo è che la figura di Giuseppe Conte è molto più consistente della narrazione del “bravo avvocato notato da Alfonso Bonafede, quasi per caso”.

E mentre qualcuno considera il premier un possibile futuro leader di una risorta a nuova luce Democrazia Cristiana, lo stesso Conte, definito “Elevato” da Beppe Grillo, parla di “nuovo umanesimo”, con la benedizione della chiesa di Bergoglio e di alti prelati come Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti – Vasto. Il tutto però, con una certa perplessità del mondo cattolico più “ortodosso” o forse “integralista”, che a sentir parlare di “nuovo umanesimo” rabbrividisce pensando – forse in errore, noi non possiamo saperlo – a messaggi che di cristiano hanno ben poco.