Analisi Politologo americano Mearsheimer: “controffensiva Ucraina non avrà successo, la Russia è vincente”

La guerra in Ucraina è giunta al giorno 468 e oltre che  con le armi, Kiev e Mosca si combattano a suon di comunicati che da entrambe le parti profumano di propaganda

Dopo che Kiev per mesi ha annunciato la controffensiva con la quale riconquistare le regioni perse, a dire che la controffensiva ucraina è iniziata è stato il Cremlino, mostrando il video dell’attacco nella regione di Donetsk durante il quale 250 soldati ucraini sono stati uccisi. Per Mosca almeno l’inizio della controffensiva è stata un fallimento.

La verità è che dopo che la Russia ha preso possesso delle quattro regione con popolazione filo russa, da mesi i due eserciti sono in stallo, con avanzamenti e indietreggiamenti di qualche chilometro. Mosca ormai ha adottato la tattica di colpire dall’alto con massicci invii di droni, seguiti da missili, bersagliando un po tutta l’Ucraina, mentre Kiev si affida ad azioni di guerriglia con attentati anche a civili, spesso giornalisti, colpevoli di essere dalla parte di Mosca.

Nulla a che vedere con una controffensiva che dovrebbe essere condotta con massicce avanzate a sorpresa delle forze militari, armate pesantemente dall’occidente. Fonti ben informate però dicono che gruppi di combattimento, ben addestrati e ben equipaggiati ucraini, sarebbero in “aree di raccolta” vicine ai punti caldi, pronti a lanciare operazioni contro le posizioni russe.

Mosca resta in vigile attesa di questi assalti, ma molti analisti si chiedono se Kiev riuscirà a mettere in seria difficoltà le forze della Federazione. Le azioni condotte in questi giorni oltre il confine a Belgorod e in altre località, hanno un impatto più simbolico e mediatico che pratico, ma non sembrano possano mettere in difficoltà la Russia che si è dimostrata poco pronta a tamponare piccole falle nelle proprie linee, ma forse perché non è neanche interessata a farlo.

Alla luce di questi fatti, l’analisi rilanciata in questi giorni dall’autorevole politologo americano John Mearsheimer, già critico con la Nato, secondo cui l’Ucraina non può vincere, diventa plausibile. Secondo l’analisi di Mearsheimer, siamo di fronte a un conflitto di logoramento simile alla Prima guerra mondiale, in cui l’obiettivo è quello di dissanguare la parte avversa. In questo caso, sono 3 i fattori che decidono: la determinazione (ed entrambe le parti sono risolute); la popolazione (gli effettivi da mettere in campo) e l’artiglieria. Mosca ha un vantaggio di 5 a 1 sugli abitanti a causa degli oltre 8 milioni di rifugiati ucraini. Il bilancio delle armi è invece tra 5:1 e 10:1 a favore della Russia. Sulle perdite reali di soldati non ci sono cifre affidabili, ma per Mearsheimer i caduti tra gli ucraini sono maggiori che tra i russi.

Sempre secondo Mearsheimer, l’ipotesi più “realista”, è che Putin riuscirà a consolidare il controllo dei quattro oblast già formalmente annessi e potrebbe cercare di prendere altri 4 oblast verso il fiume Dnipro, tra cui, addirittura, Odessa e Kharkiv. Previsione pessimistica per Kiev. L’obiettivo di Mosca sarebbe quello di portare tutta l’etnia russa sotto il controllo della Federazione per evitare un altro “problema Donbass”. Il Cremlino non vuole conquistare la parte occidentale del Paese, abitata in larga maggioranza da gente che odia la Russia: sarebbe come “cercare di ingoiare un porcospino”, dice Mearsheimer. Lo scopo finale invece è trasformare l’Ucraina in uno Stato disfunzionale, in modo che non possa minacciare la Russia o essere usata come baluardo occidentale al suo confine.

Il politologo inoltre è convinto che realisticamente non ci potrà essere un accordo di pace e questo perché entrambe le parti non vogliono cedere i territori e non paiono nemmeno in grado di trovare una soluzione sulla neutralità futura. Su questo atteggiamento pesano i lutti e l’odio di questi 16 mesi di guerra, che rendono di fatto impossibile un’intesa definitiva, anche per l’ovvia mancanza di fiducia tra i due leader e i due popoli. Secondo Mearsheimer l’unica via sembra quella di un conflitto congelato con Mosca che manterrebbe i territori annessi. Inoltre conclude Mearsheime, se le cose si indirizzassero in direzione diversa da questa, Putin tornerebbe a pensare all’uso dell’atomica, opzione al momento lontana. Quanto l’analisi del politologo sia aderente alla situazione sul campo è da dimostrare.