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ARS. Volano stracci l’ass.Figuccia si dimette: non gli piacciono gli stipendi d’oro e sopratutto Miccichè


Dopo appena 30 giorni dalla nascita della giunta Musumeci, nel centrodestra ci sono già tensioni e scossoni, l’assessore Vincenzo Figuccia appena eletto, si dimette.

La prima crepa l’aprì Tony Rizzotto, unico deputato “leghista” eletto l’Ars, che lasciò la maggioranza, confluendo nel gruppo misto. La decisione fu una presa d’atto che la lista “Noi con Salvini” è stata ignorata, in fase di “spartizione” delle poltrone.

Ora arriva la seconda “botta” quella dell’ormai ex assessore all’Energia Vincenzo Figuccia che si dimette in pieno dissenso con l’elezione di Gianfranco Micciché a presidente del’ARS e delle sue successive dichiarazioni sull’aumento degli stipendi d’oro a partire dal 1° gennaio prossimo, dichiarando: “Eleggere Miccichè è stato un errore”.

Le parole – forti – dell’ex assessore, hanno fatto indignare gli esponenti delle forze politiche che sostengono il governo Musumeci ed anche il commissario regionale del suo partito, l’Udc, che lo ha espulso, con Figuccia che presi armi e bagagli, è passato anche lui al gruppo misto, anche perché lo stesso neogovernatore, Nello Musumeci, nterpellato sul caso ha dichiarato: “a lavorare e tacere”. Un’uscita che di fatto è stata una netta presa di distanze dal suo ormai ex assessore.

Dunque le defezioni ufficiali della maggiranza adesso sarebbero già due, passata da una maggioranza di 36 deputati, all’attuale minoranza di 34… a cui però si aggiunguno i due transfughi di Sicilia Futura e i sei o sette del Partito Democratico.

Ieri sera dunque è arrivato lo strappo di Figuccia, affidato ad una nota stampa: “Oggi più che mai sento di essere un uomo libero e da tale condizione continuo a portare avanti le mie idee, rimanendo fedele al mandato degli elettori che mi hanno votato per tutelare la posizione dei cittadini, di chi soffre, di chi vive una condizione di difficoltà economica e di chi è lontano dai palazzi dorati”. Dichiarazione che rimarca il suo dissenso dall’uscita del neopresidente, favorevole allo sfondamento del tetto sulle retribuzioni dei burocrati dell’Ars fissato a 240 mila euro, e annunciato a poche ore dall’elezione alla carica più alta dell’Ars.

“Quando ho accettato di fare l’assessore – ha detto ancora Figuccia – credevo di poter combattere una battaglia per la Sicilia. Una battaglia difficile. Ma mi sono accorto che forse qualche mio compagno, invece di aiutarmi, ha giocato a sottrarmi le munizioni”. Parole queste riferite chiaramente al suo ormai ex partito l’Udc: “Mi sarei aspettato – continua – dopo le parole del presidente dell’Ars una presa di posizione che andasse verso la gente, verso i temi della solidarietà, verso chi soffre. E invece hanno preso le distanze da me”.