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Ati Agrigento e Acqua Pubblica. “Rischio ritorno dei privati? Colpa del Presidente Francesca Valenti”

Gli ex consiglieri comunali d’Opposizione di Sciacca entrano a gamba tesa sul tema dell’azienda speciale consortile e sulla gestione dell’Ati di Agrigento

Non le mandano certo a dire, e del resto non avrebbero motivo per farlo, gli ex consiglieri del Comune di Sciacca: Calogero Bono, Giuseppe Milioti, Gaetano Cognata, Salvatore Monte, Lorenzo Maglienti, Silvio Caracappa, Pasquale Bentivegna, Carmela Santangelo e Paolo Mandracchia, che intervengono oggi con una dura nota con cui ripercorrono la storia “dell’acqua pubblica” della provincia e su chi adesso avrebbe la responsabilità del rischio del ritorno dei privati.

“Ci permettiamo di intervenire sulla questione della costituzione della azienda speciale consortile per fare alcune riflessioni a seguito delle vicende di questi giorni.

Premettiamo che siamo a favore della gestione pubblica del servizio idrico perché riteniamo che l’acqua sia un bene di prima necessità e la sua erogazione deve avvenire ad un prezzo che sia prossimo al costo di produzione senza ammettere speculazioni e guadagni tipici della gestione privatistica volta alla massimizzazione dell’utile di impresa.

Diversi anni fa è iniziato l’iter per revocare l’affidamento a Girgenti Acque e successivamente si è proceduto verso la gestione pubblica del servizio idrico in provincia paragonandolo sempre all’acqua pubblica. In realtà la provincia di Agrigento non ha risorse idriche proprie a sufficienza e il nuovo gestore del servizio idrico dovrà comprare circa 60% dell’acqua necessaria da siciliacque spa, titolare dello sfruttamento dei grandi invasi in Sicilia.

Quindi la nuova gestione in provincia non sarà affatto acqua pubblica a tutti gli effetti e non è affatto accertato che vi saranno economie e quindi diminuzioni di tariffe come tutti immaginano. Il vero nodo è la gestione privatista di siciliacque spa e dei grandi invasi siciliani, e lì che ci si dovrebbe concentrare e fare le battaglie presso le istituzioni regionali affinché si trovi la soluzione e si torni realmente a una ripubblicizzazione delle acque.

Quando siamo stati chiamati ad approvare lo statuto avevamo chiesto il piano economico finanziario della costituenda azienda speciale consortile, così come prevede il Testo Unico delle Società Partecipate (DLgs 175/2016 art. 5 comma 1), allora ci fu risposto dal Sindaco in consiglio comunale che al momento della approvazione dell’atto costitutivo e quindi prima della costituzione della azienda speciale consortile sarebbe stato prodotto unitamente alla approvazione dell’atto costitutivo stesso. Ebbene il commissario nominato dalla regione ha diffidato nel mese di marzo tutti i comuni della provincia, già per ben due volte, compreso il comune di Sciacca, per approvare l’atto costitutivo e procedere quindi alla costituzione dell’azienda speciale consortile senza che sia preventivamente valutata la convenienza economica finanziaria alla costituzione e alla successiva gestione del servizio idrico come prevede il Testo Unico delle Società Partecipate. La stessa bozza di atto costitutivo prevede che la valutazione comparativa ex art. 34 c. 20 DL 179/2012, che obbligatoriamente per legge deve essere fatta preventivamente per valutarne la convenienza e il rispetto della disciplina europea, sarà invero effettuata solo successivamente. Buona regola imporrebbe che Tutte queste valutazioni, sia quelle previste dal TUSP che dall’art. 34 del DL 179/2012, andavano fatte preventivamente non a conclusione della lunga procedura di costituzione della azienda speciale consortile. 

Si tenga conto che perplessità simili sono state fatte dal collegio dei revisori di Agrigento sulla base delle quali il consiglio comunale ha deliberato lo statuto con modifiche e di fatto bloccando l’intero iter di costituzione della azienda speciale consortile.  Anche lo stesso sindaco di Agrigento nel corso della seduta ATI del 29 dicembre 2020 nel corso della approvazione del piano d’ambito ha depositato una nota circostanziata nella rileva perplessità sull’iter seguito sitando precisi riferimento normativi.

Ma quello che ci rammarica di più è che il presidente dell’ATI mette le mani avanti e paventa il ritorno ai privati quando invece tutta la responsabilità di quanto sta accadendo è probabilmente attribuibile proprio alla sua gestione e non certo a quei comuni e quei soggetti politici che legittimamente manifestano perplessità e chiedono il rispetto delle norme sulle procedure senza mai mettere in dubbio il principio dell’acqua pubblica. “