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Berlino prende controllo Rosneft in Germania, Mosca “dirotta gas” verso Cina col Power of Siberia 2

Mosca e Berlino sempre più divise, tagliano i ponti anche e soprattutto sul piano energetico: mentre il governo tedesco ha annunciato che prenderà il controllo delle attività in Germania del gigante petrolifero russo Rosneft, dalla Russia il vice premier Novak afferma: “Power of Siberia 2 può sostituire Nord Stream 2”

Non sono cambiamenti da poco, ma la prova che i rapporti UE – Russia dopo il conflitto in Ucraina molto difficilmente potranno normalizzarsi nel breve e medio termine; oltre a preannunciare ulteriori peggioramenti nelle relazioni internazionali, non più forzate a convivenze pacifiche a fini economici.

Del resto il presidente russo Vladimir Putin lo ha detto chiaramente  all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) in corso a Samarcanda: “Trasformazioni fondamentali stanno avvenendo nella politica ed economia mondali, e si tratta di cambiamenti irreversibili”.

Economia di guerra. Il governo tedesco ha annunciato oggi che per “assicurare l’approvvigionamento energetico nazionale” “prenderà il controllo delle attività in Germania” – praticamente una nazionalizzazione – del gigante petrolifero russo Rosneft, proprietario e/o gestore di diverse raffinerie tedesche. Le filiali della Rosneft in Germania rappresentano ben il 12% della capacità di raffinazione del petrolio del Paese, ed adesso sono state poste sotto “amministrazione fiduciaria” dall’agenzia nazionale che gestisce le reti energetiche.

Il governo di Berlino, tramite il ministero dell’Economia ha dichiarato che: “Con l’amministrazione fiduciaria si contrasta la minaccia alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e si pone una pietra miliare per la conservazione e il futuro del sito di Schwedt”. La raffineria di Schwedt è infatti un grande complesso controllato in maggioranza dalla Rosneft e che fornisce ben il 90% del carburante di Berlino, oltre che di buona parte della Polonia occidentale.

Con la nazionalizzazione de facto, le autorità tedesche vogliono così usare l’impianto per raffinare petrolio da fornitori diversi dalla Russia, infatti Schwedt riceve tutto il greggio da raffinare dalla Russia attraverso l’oleodotto Druzhba fin dalla sua costruzione negli anni ’60. La grande raffineria ad oggi ha però subito gravi blocchi alla produzione a causa delle drastiche riduzioni delle importazioni di petrolio russo, di cui si prevede lo stop completo entro la fine di quest’anno.

Ma questo non è il primo caso nella Germania attanagliata dalla crisi energetica. Già ad aprile Sefe, precedentemente nota come Gazprom Germania, è passata sotto amministrazione fiduciaria governativa. Inoltre, il Governo tedesco ha annunciato l’aumentato dei prestiti alle imprese del settore energetico, che rischiano il fallimento a causa dell’impennata dei prezzi del gas dopo che la Russia ha tagliato le forniture all’Europa.

Notizie che certamente Mosca non può apprendere con favore, ma che certamente non la colgono impreparata. Non appare quindi come una sorpresa l’intenzione di Mosca di aumentare le esportazioni di gas verso la Cina, che a tutti gli effetti, diventerà la sostituta dell’Europa nelle relazioni commerciali in campo energetico col Cremlino.

Il vicepremier della Federazione Russa Alexander Novak ha infatti auspicato che il gasdotto Power of Siberia 2 – che passa per la Mongolia diretto in Cina – possa diventare – una volta completato – “un vero sostituto” del Nord Stream 2, gasdotto già completato e diretto proprio in Germania.

Il progetto prevede che il Power of Siberia 2 abbia una capacità di trasporto di 50 miliardi di metri cubi di gas. Novak ha dichiarato quindi alla stampa che la Russia prevede di raggiungere accordi finali con la Cina sul gasdotto nel prossimo futuro. Ed è certamente difficile pensare il contrario con l’economia cinese in continua espansione ed i rapporti “solidi come la roccia” tra le due nazioni, oltre che tra i due leader Vladimir Putin e Xi Jinping, con quest’ultimo che proprio oggi al vertice SCO di Samarcanda ha definito l’omologo russo come “un caro vecchio amico” con cui collaborare.