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Biden prepara una grande offensiva a maggio per sconfiggere Putin, ma potrebbe trasformarsi in un “harakiri”

Joe Biden ha deciso che a maggio tenterà una grande offensiva per  sconfiggere l’esercito di Putin in Ucraina. Ma l’operazione, visti i risultati sul campo, potrebbe invece consacrare definitivamente la supremazia militare Russa

Il ministro della Difesa Lloyd Austin, ieri, mercoledì 15 marzo, subito dopo la conclusione del vertice online con i colleghi degli oltre 50 Paesi che forniscono armi a Kiev a nome dell’Amministrazione Usa, con parole chiare ed inequivocabili ha detto: “Non c’è più tempo da perdere. Stiamo mettendo insieme le armi e i mezzi militari che consentiranno agli ucraini di riconquistare il territorio perduto”. Secondo le indiscrezioni trapelate, la controffensiva dovrebbe scattare a maggio, tra circa due mesi, per dare tempo a Kiev di rafforzarsi mediante l’invio di centinaia di carri armati e veicoli blindati, compresi otto mezzi in grado di gettare i ponti per guadare il fiume Dnipro, la linea di trincea che i russi hanno fortificato nel Sud Est del Paese.

In questo lasso di tempo inoltre, sempre secondo le intenzioni della Casa Bianca, si dovranno addestrare altre centinaia di soldati ucraini a familiarizzare con gli ordigni più sofisticati nelle basi Usa, britanniche e della Nato. Ma anche in questo caso qualche dubbio sorge, visto che l’Ucraina secondo fonti americane ha già perso oltre 120mila uomini e sul campo sta facendo combattere vecchi e ragazzini, dove recluterà i militari specializzati?  Putin al contrario al confine ha già ammassato oltre 400mila soldati.

Ma Biden e Austin sono convinti o almeno lo fanno credere, di potere vincere, facendo leva sulla solita “storiella” messa in giro a marzo dello scorso anno, che l’esercito russo e le milizie mercenarie della Wagner siano allo stremo e a corto di armi, “storiella” puntualmente smentita dai massicci bombardamenti a cadenza settimanale, che hanno di fatto ridotto l’Ucraina in un cumulo di macerie e delle avanzate inesorabili dei “musicisti” della Wagner.

Nella realtà invece chi potrebbe avere problemi, se già non li ha, è il blocco occidentale. Che le industrie belliche americane ed europee non riescono a produrre le munizione necessarie alle battaglia che vengono sparati senza interruzione sul campo, è stato confermato da tutte le maggiori testate internazionali. Come è cosa nota, che gli ucraini, già oggi hanno problemi per la mancanza di munizioni per l’artiglieria e per i sistemi di difesa aerea, mentre i russi continuano a produrre armi ad un ritmo impressionante.

Una mossa militare quella prospettava da Washington molto azzardata, che va in contro tendenza rispetto all’approccio gradualista che ha adottato fin dall’inizio della guerra, cercando di evitare lo scontro diretto con la Russia. Ma adesso gli Stati Uniti, almeno dopo questa dichiarazione, puntano esplicitamente alla sconfitta militare di Putin e solo dopo, dicono, si potranno aprire i negoziati di pace.

Ma Biden pare abbia fatto i conti senza l’oste, non è difficile infatti prevedere quale potrebbe essere la reazione di Vladimir Putin, che dispone di un micidiale arsenale nucleare e che in più occasioni ha minacciato di usarlo. L’unico entusiasta per questa notizia, è stato il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, che ha twittato: “La riunione del gruppo di Ramstein ispira ottimismo…formeremo un pugno corazzato”. Belle parole, ma la domanda che il ministro ucraino deve porsi è: riuscirà questa corazza a resistere ai missili balistici ipersonici Kinzhal russi? Putin li ha già utilizzati e per ammissioni di Kiev, “non sono intercettabili”.