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Caos politico nel Regno Unito. Boris Johnson ancora Premier? Non è detto, Rishi Sunak potrebbe scalzarlo

Lotta a due per l’attualmente scomoda poltrona di premier britannico: Johnson contro Sunak, il vecchio contestato, contro il nuovo moderato dell’establishment. Alcuni nel partito chiedono che se la risolvano tra di loro, con uno che prenda il posto di Premier e l’altro un posto di alto livello nel governo, altri invece minacciano addirittura di lasciare il partito se Johnson dovesse spuntarla. I rapporti tra i due comunque non sono dei migliori

Dopo i rovinosi 44 giorni di Truss la palla del governo del Regno Unito torna nelle mani di due uomini: da una parte Boris Johnson, caduto prima di Truss per una serie di scandali e inviso a molti nel partito conservatore, dall’altro il suo ex Cancelliere dello Scacchiere – Ministro del Tesoro – Rishi Sunak, supportato dalla frangia più moderata del partito e da quanti Johnson non possono vederlo neppure sui manifesti.

Sul tavolo però, sebbene in sordina, c’è un’altra considerazione: nell’Inghilterra post-Elisabetta II, tra crisi energetica, economica e politica, con un impegno bellico “indiretto” non di secondo piano nel conflitto ucraino, la carica di Premier potrebbe ricadere, per scelta del partito conservatore e per la prima volta nella storia, nelle mani di un politico discendente da immigrati e che non ha neppure un nome tipicamente inglese. Un fatto forse curioso per il partito della Brexit e che si lamentava dell’immigrazione europea in GB.

I fatti

L’ex primo ministro britannico Boris Johnson è tornato anticipatamente nel Regno Unito ieri, evidentemente per entrare nella corsa alla leadership conservatrice per diventare di nuovo premier. Johnson era in vacanza nella Repubblica Dominicana nonostante il parlamento fosse in sessione.

Sebbene la candidatura sia ancora da confermare ufficialmente, la notizia ha fatto riemergere forti divisioni all’interno del Partito conservatore britannico, con alcuni parlamentari – inclusi diversi ex e attuali ministri del governo – che lo incoraggiano con entusiasmo a candidarsi e altri che invece minacciano di lasciare del tutto il partito se tornasse in sella.

Il governo Johnson era “caduto” solo sei settimane fa a seguito di una serie di scandali, incluso il fatto che l’ex Premier è stato accusato di aver infranto le regole anti-COVID-19 che lui stesso aveva emanato.

Nel partito non si vedono particolari figure però che potrebbero eguagliare o superare Johnson, se non Rishi Sunak, l’ex capo del Tesoro del secondo governo Johnson, anche se anche lui deve ancora annunciare ufficialmente la candidatura.

Sunak è accusato di essere il principale “traditore” di Johnson e colui a cui si deve la fine del suo governo e l’instabilità politica da esso generata. E’ un moderato che ha il sostegno di molti parlamentari, tra cui varie figure di spicco, ma è ovviamente inviso ai sostenitori di Johnson e poco gradito dalla base popolare del partito, dove l’ex premier ha ancora appeal.

Bloomberg ha scritto che Johnson e Sunak hanno tenuto un incontro faccia a faccia ieri per discutere della leadership conservatrice, secondo fonti di partito, si vorrebbe evitare di andare “alla conta” con un ballottaggio che sarebbe divisivo per i membri del partito.

Alcuni parlamentari storici, con il classico stile inglese ci si consenta di dire, avrebbero invitato l’ex primo ministro e l’ex cancelliere a mettere da parte le loro divergenze e a concludere un accordo che vedrebbe uno di loro assumere la carica di premier e l’altro ricoprire una posizione primo piano del futuro governo.

Le possibilità di un accordo sono però considerate quasi impossibili a causa dei pessimi rapporti tra i due candidati e del fatto che Sanuk gode dell’appoggio di molti parlamentari e dell’establishment, tra cui qualche figura di spicco come Kemi Badenoch, segretario al commercio internazionale e figura chiave alla destra del partito e David Frost, barone inglese, ministro della Brexit di Johnson, che ha affermato che il partito dovrebbe “andare avanti” e sostenere Sunak, con loro anche l’ex editore del Telegraph Charles Moore e l’ex presidente del partito Lord Ashcroft.

Ad ogni modo, la prospettiva che i due leader si scontrino in pubblico ha allarmato alcuni dei nomi più eminenti del partito.

Secondo le nuove regole del partito ogni potenziale candidato ha bisogno del supporto di almeno 100 parlamentari entro le 14:00 di domani, lunedì 24 ottobre, il che significa che con un totale di 357 paralmentari, al massimo ci possono essere 3 candidati.

Pare che sia Johnson che Sunak abbiano entrambi già superato la quota delle 100 nomination richieste, la terza candidata è anche l’unica ad aver annunciato ufficialmente la sua candidatura alla leadership ed è Penny Mordaunt, attualmente leader della Camera dei Comuni, la camera bassa del parlamento britannico, e pare che stia ancora lottando per raggiungere le 100 nomination.

Ad ogni modo, i 3 candidati – in caso Mordaunt superasse la soglia dei 100 voti – saranno comunque ridotti a due, ovviamente i due con più voti. Se a quel punto nessuno dei due si ritira per accordi o ragioni di opportunità, si andarà a ballottaggio che durerà fino al prossimo a venerdì mattina. Questa possibilità però, come detto, vuole essere evitata a tutti i costi dai vertici del partito, considerandola troppo divisiva e politicamente distruttiva.