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Carceri Siciliane. Osservatorio Internazionale Diritti Umani chiede incontro al Presidente Musumeci


L’Osservatorio Internazionale dei Diritti Umani onlus di Antonello Nicosia ha chiesto ufficialmente un incontro con il Governatore Nello Musumeci per discutere delle pessime condizioni delle carceri siciliane

Di seguito, la lettera con la quale il Direttore dell’Osservatorio ha richiesto l’incontro:

“Illustre Signor Presidente,
Le scrivo non tanto e non solo in quanto Direttore dell’Osservatorio Internazionale dei Diritti Umani O.N.L.U.S.; non tanto e non solo come psicopedagogisa da sempre impegnato in attività professionali e di volontariato rivolte ai vari aspetti della realtà carceraria ma, soprattutto, quale cittadino italiano e quale cittadino siciliano.

Le è certamente ben nota la situazione emergenziale di gravissime criticità in cui versano gli Istituti Penitenziari in generale e quelli della Nostra Terra in particolare.

Solo a mia memoria rammenterò il recentissimo intervento del Presidente del Si.P.Pe, Alessandro De Pasquale, che ha denunciato un imminente incremento della “carenza di personale di polizia penitenziaria presso le carceri della Sicilia” e la necessità di offrire risposte concrete, segnatamente a Trapani ove “un rilevante numero di poliziotti penitenziari da qualche giorno ha attuato anche la protesta dell’astensione dalla mensa“.

Per contro, appena pochi mesi fa la stampa ha dato conto della paradossale situazione siciliana in cui le case circondariali ospitano meno detenuti di quanti potrebbero accoglierne, mentre altre risultano praticamente semivuote.

Sette istituti sono sovraffollati: il dato peggiore è quello di Barcellona Pozzo di Gotto, dove ci sarebbe posto per 211 detenuti e invece ce ne sono 399, quasi il doppio, mentre all’opposto le due carceri di Catania accolgono molte meno persone rispetto ai propri limiti (138 contro una capienza di 186 a Bicocca e 279 contro 323 nell’istituto di piazza Lanza). Altri problemi di sovraffollamento si verifcano anche a Sciacca, Caltagirone, Enna, Piazza Armerina e Ragusa.

Come non sottolineare poi il dramma – perché di dramma si tratta – del fenomeno dei bimbi in carcere, vale a dire minori costretti a condividere con la madre il percorso penitenziario in strutture del tutto difformi dai cosiddetti Icam previsti dalla legge.

Ultimo ma non ultimo, il problema dei lunghissimi tempi di attesa per le visite specialistiche, carenze di personale e di strutture alternative come le Rems che aggravano solitudine e abbandono.

Si pensi che a Palermo e Catania un detenuto su quattro soffre di disturbi psichiatrici. Al Pagliarelli tre carcerati sono stati dichiarati incapaci di intendere e di volere e non potrebbero nemmeno stare lì. In tutto, quattro detenuti nel penitenziario palermitano sono stati destinati a strutture alternative, ma restano ancora dietro le sbarre. Senza contare la scarsissima continuità nel rapporto tra medico e paziente.

È questo lo stato della sanità nelle carceri siciliane, che molti vorrebbero relegare a un buco nero di cui dimenticarsi, e che invece è urgente affrontare per uno Stato di diritto, considerato che, prendendo in prestito le parole di Voltaire, «è dalle carceri che si misura il grado di civiltà di una Nazione».

Le considerazioni che precedono sono tenute insieme da una costante che, spiace segnalare, è rappresentata da una insuffciente presenza dell’uffcio del Garante Regionale dei Detenuti.

L’organismo che si occupa della tutela dei diritti fondamentali delle persone detenute o private della libertà personale, presente anche nella nostra Regione attraverso una specifca nomina disposta dal Governo regionale, non è presente in modo adeguato.

Al di là di qualche mera, formale presa di posizione via via espressa a seconda dell’emergenza del momento, l’Ufficio del Garante, ad opinione dello scrivente, non adempie ai compiti assegnati così comeprevisto dalla legge.

Le basti considerare che, nelle mie numerose visite – effettuate anche a titolo ispettivo, unitamente
ad un parlamentare nazionale – sovente mi è stato riferito dai detenuti di non avere mai incontrato il
Garante e di non aver usufruito di nessun altro intervento da parte dell’Uffcio del Garante.

Ritengo che si tratti di gravi inadempimenti che segnalano un sostanziale disinteresse alle vicende
della realtà carcerare e che coinvolgono anche il Governo da Ella presieduto. Un esperto e conoscitore del microcosmo carcere deve essere presente e svolgere il ruolo con l’impegno che tale ruolo richiede.

Per tali motivi chiedo di poterLa incontrare per approfondire meglio le problematiche e individuare quali potrebbero essere gli interventi da parte dell’Uffcio del Garante nonché quali altri strumenti potrebbero essere programmati e condivisi con gli Assessorati alle Formazione e Politiche Sociali.
Resto in attesa di un cortese cenno di riscontro e, frattanto, Le invio i migliori saluti”.