Regalo di Natale da Washington via Kiev per Mosca, anche se c’è da giurarci, gli americani non sono contenti: Un carro armato americano M1 Abrams completamente intatto catturato al fronte, è stato consegnato il 25 dicembre scorso a Uralvagonzavod, nota fabbrica di carri armati russa, famosa per la produzione degli avanzati T-90
La distruzione e la cattura di tank americani Abrams in Ucraina da parte delle forze russe non è una novità. A Maggio 2024 addirittura un Abrams è stato esposto a Mosca, precisamente nella mostra a tema sui mezzi occidentali distrutti in Ucraina nel Parco della Vittoria della capitale russa. Colpisce però il video circolato online in queste ore, dove un carro armato americano M1A1 Abrams all’apparenza perfettamente integro e forse anche marciante, sia oltre gli Urali, su strada in direzione Uralvagonzavod, stesso stabilimento dove in precedenza erano arrivati i carri armati tedeschi Leopard 2A6 e i blindati americani Bradley. Il video è stato girato il 25 dicembre scorso nei pressi di Nižnij Tagil, sulla Eastern Highway. E’ evidente la sorte del carro americano: verrà smontato e studiato in ogni minimo dettaglio, costosissimi segreti militari USA/NATO compresi.
Uralvagonzavod è un nome ben noto nell’ambiente militare mondiale: si tratta di un grande complesso industriale militare della Federazione Russa fondata nel 1936 sotto i famosi piani quinquennali di Josif Stalin, situato appunto a Nižnij Tagil nella regione degli Urali e che produce soprattutto armamenti, macchinari e veicoli pesanti. La fabbrica è per lo più un grande centro di produzione e sviluppo di carri armati, definito “il più importante” e quello con la maggior produzione al mondo anche secondo gli analisti occidentali. Dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina, Uralvagonzavod – che produce anche metalmeccanica civile – ha concentrato l’attività sulla produzione dei tank russi T-90M e del T-72B3M per l’esercito di Mosca in combattimento; le linee produttive sono state potenziate, estendendo in modo radicale le ore di lavoro e riducendo al minimo le pause produttive, con risultati produttivi più che soddisfacienti e con addirittura un aumento sostanziale della quantità di carri armati costruiti.