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Caso Almasri, Camera boccia mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio

Le osservazioni dell’opposizione ricordano i libelli dell’inquisizione. Spero di sbagliarmi, probabilmente mi sbaglierò ma vorrei che sia chiaro: quali che siano gli attacchi, giudiziari, di stampa, politici, noi non vacilleremo e non esiteremo”

Queste le parole del ministro alla Giustizia Carlo Nordio, dopo che l’Aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione contro di lui, aggiungendo: “La riforma andrà avanti, e più saranno violenti, impropri, sciatti gli attacchi contro di noi in questo senso, più noi saremo forti e determinati. Se voi farete del vostro peggio, noi faremo del nostro meglio”.

Parole che hanno suscitato la protesta in aula dell’opposizione, che però devono subire l’ennesima sconfitta politica, la sfiducia ha avuto 251 voti contrari, mentre quelli a favore sono stati 119. Il gruppo di Azione non ha seguito il resto delle opposizioni, scegliendo di non partecipare al voto.

Le parole del ministro hanno infastidito le opposizioni che hanno risposto con un duro atto di accusa, rinnovando la richiesta di dimissioni del Guardasigilli.

La maggioranza ha risposto con numerosi applausi l’intervento del ministro durante la sua replica. Sul provvedimento della Corte Penale Internazionale, Nordio ha dichiarato: “Che quel provvedimento fosse completamente sbagliato, è stato dimostrato dalla stessa Corte, che dopo sei giorni ha cambiato completamente il testo”, aggiungendo che la Corte ha cambiato poi “un elemento strutturale del reato, il tempo del reato commesso”. Nordio ha sottolineato ancora: “L’ attività del ministro della Giustizia non è quella di un passacarte ma di organismo che deve attivare un’attività istruttoria o preistruttoria, rapportandosi ad altri organi di governo e ad altri organi non di governo. E lo può fare quando gli atti che arrivano dalla Corte penale internazionale sono poco convincenti, rivelano dubbi e inesattezze e in questo caso le hanno rivelate eccome: nella parte fondamentale, che è quella del tempus commissi delicti”.PubblicitàPubblicità