Sono due i decreti di confisca eseguiti a carico di due noti esponenti del clan Laudani di Catania
Costantino Francesco e Scaravilli Omar sono stati infatti destinatari di diverse pronunce giudiziarie che li connotano per la loro appartenenza alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
Costantino Francesco è stato condannato, con sentenza divenuta irrevocabile, per aver fatto parte del clan etneo dei “Laudani”, nonché per rapina e furto aggravati e per detenzione illegale di armi e munizioni. Risulta altresì coinvolto in una vicenda processuale nella quale è imputato per estorsione aggravata dal metodo mafioso per essersi adoperato, a vantaggio del clan, per riscuotere il “pizzo” a danno di un’impresa di fabbricazione di fuochi pirotecnici. Inoltre, in un’altra investigazione, più recente, è indagato per il significativo ruolo organizzativo assunto nell’ambito del predetto clan di San Giovanni La Punta.
Scaravilli Omar, già condannato con sentenza irrevocabile per due episodi di ricettazione, è stato nel tempo destinatario di due ordini di custodia cautelare in carcere per la sua appartenenza all’associazione mafiosa etnea del clan “Laudani” e per la commissione di reati di estorsione e lesioni, aggravati dal metodo mafioso.
I militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Catania, hanno condotto mirate indagini patrimoniali nei confronti dei due soggetti e dei rispettivi nuclei familiari all’esito delle quali è emersa la assoluta sproporzione dei beni posseduti rispetto ai redditi dichiarati al fisco.
La conclamata pericolosità sociale dei due e l’accertata sproporzione dei loro patrimoni hanno portato, tra i mesi di giugno e luglio 2016, all’adozione da parte del Tribunale Etneo, su proposta di questa Procura, del sequestro anticipato dell’ingente patrimonio mafioso accumulato.
A completamento del procedimento camerale, è stata applicata ai due la misura della sorveglianza speciale per anni 3 e ordinata la confisca dei beni oggetto del predetto sequestro anticipato (25 immobili, 2 terreni, 2 attività aziendali, 2 autoveicoli, 2 motoveicoli e 9 rapporti finanziari), ora eseguita dagli investigatori del Nucleo Polizia Economica Finanziaria di Catania.
Il patrimonio in questione sarà affidato alla gestione dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati.