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Catania e Gela. Gli “affari” dei centri accoglienza per migranti: 8 cooperative sequestrate e 16 arresti


Otto tra società cooperative e associazioni che gestivano i centri di accoglienza per immigrati sono stati sequestrati e 16 persone arrestate in una operazione eseguita dalla polizia di Caltanissetta e dai carabinieri della sezione pg di Catania

Le ordinanze sono state emesse dai Gip di Gela e Catania – su richiesta delle due procure, verso sedici persone, 2 finite in carcere e le altre 14 ai domiciliari, con l’accusa di associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture e caporalato, reati commessi nella gestione di centri per richiedenti asilo. Ed inoltre sono state sequestrate otto tra società cooperative e associazioni.

L’inchiesta di Gela è stata avviata in seguito alla manifestazione del 18 maggio del 2017 in cui un nutrito gruppo di migranti pakistani scese in strada per lamentare condizioni precarie di vivibilità a villa Daniela, una delle sedi delle cooperative coinvolte nell’inchiesta. L’indagine del commissariato grazie ad intercettazioni, ispezioni, una consulenza e alla documentazione acquisita fece emergere una situazione oltre il limite consentito dalla legge. Quella di Catania è stata invece avviata nel luglio del 2017 su segnalazione della procura dei minori di Catania che aveva compiuto un’ispezione in un centro per minori stranieri.

L’organizzazione era promossa a Catania da Pietro Marino Biondi e Gemma Iapichello, tutti e due finiti in carcere: sono accusati di avere creato quel sistema che aveva sede legale in via Muscatello e che assumeva nelle varie cooperative-associazioni i parenti dei funzionari pubblici addetti al controllo del settore, “creando una commistione tra controllore e controllato, circostanze dalle quali il sistema anche corruttivo traeva considerevoli vantaggi” secondo i magistrati.

In una occasione Biondi e Clara Favatella avrebbero tentato di farsi consegnare 400 euro da un giovane extracomunitario loro ospite, in cambio di un contratto di lavoro presso le cooperative da loro gestite, contratto che avrebbe consentito al giovane di ottenere il permesso di soggiorno e, quindi, la possibilità di rimanere in Italia.

Sequestrate otto tra associazioni e cooperative l’associazione Solidarietà 2000, la cooperativa Comunità Per Vivere Insieme, la cooperativa onlus Pianeti Diversi, la cooperativa Progetto Vita Onlus, la cooperativa Comunità Il Quadrifoglio Onlus, la cooperativa Alba, la cooperativa Le fate dell’arcobaleno e l’associazione Albero Della Vita.

Questi gli arrestati: nel carcere di piazza Lanza di Catania sono finiti Pietro Marino Biondi, 62 anni, e Gemma Iapichello, 42 anni; arresti domiciliari per Kasia Chylewska di 38 anni, Natale Di Franca di 59 anni, Paolo Duca di 40, Clara Favatella di 36, Giuseppina Foti di 46, Alessandro Giannone di 35, Giuseppe Palumbo 61 anni, Liliana Pasqualino di 55 anni, Francesca Politi di 33 anni e Francesca Ventimiglia di 58 anni.

Al centro delle inchieste delle Procure di Catania e di Gela, la gestione di cooperative e associazioni che si occupavano di migranti minorenni non accompagnati, per un giro d’affari complessivo stimato in circa 20 milioni di euro.

I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione, frode, estorsione e maltrattamenti. Secondo l’accusa era stato creato un sistema che, grazie anche alla collaborazione di due dipendenti dell’Inps, Natale Di Franca a Catania, e Paolo Duca a Sondrio, si “fondava sull’assunzione in cooperative e associazioni dei parenti dei funzionari pubblici addetti al controllo del settore, creando una commistione tra controllore e controllato”.

Secondo la Procura di Catania, “Di Franca avrebbe ottenuto ulteriori benefici per i propri congiunti, dipendenti di cooperativa” e “Duca avrebbe avuto assunto la moglie”; in cambio “favorivano le pratiche di gestione delle associazioni” e davano loro “informazioni sull’imminente esecuzione di controlli o ispezioni, e tralasciando di applicare le sanzioni previste per le infrazioni rilevate durante le verifiche”.

Il guadagno per le coop e le associazioni era anche economico, “eludendo metodicamente e fraudolentemente l’osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con vari enti della pubblica amministrazione, condotte che si concretizzavano, nel somministrare ai minori cibo di scarto, non garantendo loro condizioni igienico sanitarie adeguate e non fornendo la dovuta assistenza tramite personale qualificato”.

Per gli inquirenti in alcuni casi ai minori non accompagnati veniva fornito un “insufficiente abbigliamento sia estivo che invernale e posti letto infestati da pulci, tanto da indurre i giovani a dormire in terra per lunghi periodi”. Tutte condotte, rileva la Procura di Catania “aggravate dal fatto che erano compiute ai danni di soggetti in condizione di minorata difesa, sia per l’età sia per la loro condizione di stranieri”.