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Cernobbio. Zelensky: “Ho un piano, voglio condividerlo con Biden, Harris e Trump”, ma sembra il “libro dei sogni”

“Ho preparato un piano e voglio condividerlo con il presidente in carica degli Stati Uniti perché ci sono alcuni punti che dipendono dall’America. Siamo più vicini alla fine della guerra”

Lo ha detto il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nel corso di un’intervista rilasciata al Forum Ambrosetti di Cernobbio ai direttori di sei testate italiane, Repubblica, Corriere della Sera, la Stampa, Sole 24 Ore, Tg1, Skytg24, aggiungendo “Spero che avrò l’occasione di far vedere questo piano a Biden e ai potenziali candidati per la presidenza Usa, Harris e Trump, per avere un feedback e un riscontro”, ha aggiunto Zelensky, precisando di volere “delle garanzie”. Al momento, però, “non ho condiviso niente, il primo contatto ci sarà con Biden”.

Sul contenuto del piano è stato vago, ma ha spiegato, “non si tratta solo di armi, ma anche di questioni importanti globali”. “Parliamo di un pacchetto concreto di difesa. E se lo avremo, sarà un forte deterrente per la Russia e per poter terminare la guerra a condizioni diplomatiche”, perché “il conflitto finirà e per gli ucraini è importante in che situazione si troveranno”. Infine ha concluso: “Siamo più vicini alla fine della guerra rispetto alla situazione in cui ci eravamo trovati all’inizio” aggiunge Zelensky. “Con le conferenze di ricostruzione e con gli accordi concreti rafforziamo l’economia e ci avviciniamo alla fine della guerra”.

Da quanto ha detto, sembra che il presidente ucraino sia convinto di stare vincendo la guerra e che la fine del conflitto è vicina ed alle sue condizioni. Sicuramente Zelensky sta bleffando nel tentativo di strappare altre armi e soldi agli alleati, perché se così non fosse ci sarebbe da dubitare della sua salute mentale.

Appena ieri, il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, parlando ai giornalisti dopo un incontro nella base aerea statunitense di Ramstein, nella Germania occidentale, con Zelenky che gli ha chiesto di usare le armi americane per attaccare la Russia in profondità, ha sottolineato “che nessuna arma specifica potrebbe cambiare le sorti della guerra”. Parole chiare su come si è evoluto il conflitto.

Il presidente ucraino continua a parlare dell’incursione nella regione russa di Kursk come di una mossa vincente, ma molti analisti militari la considerano un’azione sconsiderata. L’obiettivo di Kiev era di indurre Putin a spostare le truppe dal Donbass per difendere il territorio ed invece è accaduto il contrario. La Russia ha concentrato le sue forze più capaci sull’offensiva attorno a Pokrovsk, un hub logistico chiave della regione del Dombass e la città ormai ridotta come Bhakmut ad un cumulo di macerie ha le ore contate. Nella regione le truppe russe avanzano costantemente, conquistando villaggio dopo villaggio.

Nel Kursk la situazione non è migliore, l’esercito ucraino dice di avere occupato circa 1500 chilometri quadrati, di fatto un fazzoletto di terra e Mosca per bloccarle ha inviato nella zona alcune truppe e le forze speciali di Akhmat, comandate dal generale ceceno Apty Alaudinov che stanno respingendo gli ucraini infliggendo perdite enormi. Secondo il ministero delle difesa russo, ad oggi nel Kursk, Kiev ha perso 10.700 soldati, una ottantina di carri armati e centinaia di mezzi corazzati. L’impressione è che Mosca in questa prima fase non voglia espellere gli invasori, ma tenti di eliminarne il più possibile costringendo Kiev ad inviare altre forze che deve sottrarre alla line del fronte interna.