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CGIL a Roma per manifestare contro il ripristino dei voucher


Si sente spesso dire che l’Italia non sia un paese dalle solide basi democratiche, ma che esse vengano lese dallo stesso Governo Nazionale è di una gravità inaccettabile. Per questa ragione, sabato 17, la CGIL nazionale scenderà in piazza a Roma per manifestare, sia a difesa delle regole democratiche sia contro il ripristino dei voucher.

Ad annunciarlo è oggi la CGIL di Sciacca per voce del suo segretario Franco Zammuto, che continua dicendo: “forse i cittadini ricorderanno che il 21 aprile di quest’anno il Parlamento ha convertito un decreto del Governo che ha abrogato le leggi sottoposte a referendum popolare. Il Presidente del consiglio in persona ha motivato la decisione con la necessità di non dividere il paese. Di conseguenza sono stati aboliti i referendum che, è giusto ricordare, sono l’unica forma di democrazia diretta prevista dalla Costituzione per far valere l’opinione dei cittadini sulle leggi del nostro Paese. Quando sembrava che il problema voucher non esistesse più, il 27 maggio, giusto il giorno prima dalla data fissata per il referendum, alla Camera, in Commissione Bilancio si reintroducono i voucher che già domani saranno al vaglio della fiducia sulla manovra correttiva al Senato e che, se non ci saranno cataclismi dell’ultima ora, passeranno senza problemi. Praticamente, con un colpo di mano della politica che ha aggirato i referendum di 4milioni e mezzo di firme raccolte dalla CGIL, i nuovi “buoni lavoro” diventeranno legge prima della stessa manifestazione della CGIL di sabato 17. Così i voucher, usciti dalla “porta” per volontà del Governo con il decreto, rientrano, anche se cambiati, dalla “finestra” della manovra correttiva, sempre per volontà dello stesso Governo che non voleva dividere il paese.

In un colpo solo una forma odiosa di flessibilità di lavoro, dove si annida il lavoro nero, viene ripristinata e la democrazia, unico diritto dei cittadini per decidere delle leggi dello stato, lesa e mortificata. Quando si dice che l’Italia non è un paese dalla “democrazia compiuta” si dice una grande verità”.