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Chiesa Diocesi di Palermo contro il Reddito di cittadinanza.: “Al Sud vogliono stipendi senza lavorare”


Un giornalista difficilmente riesce ad indignarsi, forse perché ne vede troppe durante la sua carriera per trovare la forza di “sorprendersi ancora”, ma quanto pubblicato sul sito della Diocesi di Palermo lascia davvero sgomenti.

“Il problema è culturale e non sarà risolto se non promuovendo vigorosamente al Sud una cultura del lavoro che, nella maggior parte della popolazione, non esiste. Nel Meridione sono in molti a cercare, più che un posto di lavoro, un “posto di stipendio”, dove si lavori il meno possibile”.

A scrivere queste parole non è stato un leghista bossiano della prima ora, un “polentone razzista”, o un frequentatore di bar qualsiasi. No, assolutamente, è stato un professore universitario, Giuseppe Savagnone, sul sito ufficiale della Diocesi di Palermo. Sì, quella della Chiesa di Roma, quella di Papa Bergoglio, dal cui pulpito ha parlato un autorevole esponente intellettuale di chi dovrebbe “difendere gli ultimi”

Savagnone, nel suo articolo (clicca per leggerlo) che – a detta anche di Famiglia Cristiana – parla a nome della Diocesi, quindi a nome anche dell’Arcivescovo che la guida, don Corrado Lorefice – noto recentemente alle cronache nazionali per un servizio Tv del noto programma Mediaset Le Iene in cui, invece di fermarsi a chiarire con le sue ragioni quanto il giornalista chiedeva rispetto al mancato pagamento per oltre un anno di stipendi a 42 lavoratori da parte di un’Opera Pia di cui è presidente, ha preferito “scappare”, mostrando un comportamento poco edificante per il clero – in un dettagliato excursus ricco di dati ministeriali, partendo dai dati sull’uso della Legge 104 al sud ed in Sicilia fino ad arrivare alla presunta inutilità del reddito di cittadinanza proposto dai 5 Stelle, ha voluto spiegare come al Sud ci sia un’atavica voglia di non lavorare e che non servono leggi, ma, per così dire: inculcare la cultura del lavoro ad un popolo di fannulloni, nè più, ne meno.

Adesso, o facciamo finta che l’illustre professore Savagnone, già editorialista dei quotidiani “Avvenire” e “Giornale di Sicilia”, del settimanale dell’episcopato toscano “Toscana oggi”, che ha collaborato anche con “L’Osservatore Romano”, nonché insignito nel 2010 dal prestigioso premio “Rocco Chinnici” per l’impegno nella lotta contro la mafia, insieme all’eccellentissimo Corrado Lorefice insignito della dignità di Arcivescovo Metropolita della città di Palermo, siano in buona sostanza, dei colleghi di Giovanni Cacioppo i cui discorsi sono assimilabili agli sketch comici in cui parla delle sue avventure al bar con Testa Di Cane, oppure qualcosa in quel discorso andrebbe rivisto, magari direttamente dalla Curia Romana o dal Sommo Pontefice. 

Perché non si può essere “razzisti” e “populisti” quando si parla di rischio terrorismo proveniente dagli sbarchi fantasma o del problema immigrazione, ma essere buoni, casti e puri quando si dà per certo che nel sud Italia nessuno – o gran parte della popolazione – vuole fare nulla. Soprattutto dicendolo con la spocchia democristiana di chi gli “ultimi” non sa neppure chi siano, ed assumendo posizioni politiche, che di religioso non hanno nulla. 

Con questo non vogliamo dire che al Sud siano tutti dei lavoratori che si spaccano la schiena di lavoro. Ci sono i fannulloni, esattamente come ci sono in Veneto, Lombardia, Lazio, Umbria e qualsiasi altra regione del pianeta. Com’è che diceva quel tale: “Dio ci ha fatto a sua immagine e somiglianza”, magari sperando non abbia fatto distinzioni. 

Ma magari, quanto evidenziato nel suo articolo dal professore ha un fondo di verità, rispetto all’abuso della legge 104, anzi, i dati sono quelli, sono certi. Tuttavia, senza voler troppo entrare nel merito e non volendo minimamente scusare chi ha abusato anche solo a limite di legge, di tale normativa sacrosanta nella sua ratio, ricordiamo sommessamente un esempio abbastanza esplicativo della realtà di quei fannulloni del sud: Roma – Bologna in auto distano circa 374.5 km, Agrigento – Messina in auto distano 264 km, facendo finta che le strade siciliane siano allo stesso livello qualitativo di quelle del nord, dobbiamo dare per assodato che tutti in Sicilia posseggano delle auto capaci di percorrere giornalmente 264 km. Perché se così non fosse, esiste il treno. 

Treno, bellissima invenzione del 1825 circa che in Sicilia è rimasta al 1825 appunto, dato che la prima-citata tratta Roma-Bologna ha una durata stimata in 2 ore circa, mentre Agrigento – Messina, se Dio ci aiuta, ha un tempo di percorrenza in treno stimato in 4 ore e mezza. Ovviamente non è un problema, dato che comunque al Sud nessuno vuole fare nulla e quindi due ore in più o due ore in meno sul tragitto non cambiano la giornata di ozio.

Infine, una considerazione su quella che non troppo velatamente era la considerazione di fondo dell’articolo, ovvero la stragrande vittoria del M5S al sud alle elezioni, vittoria a cui sicuramente ha contribuito la tematica del reddito di cittadinanza. Ma non solo. Il vero motivo per cui il M5S ha stravinto è che gli elettori meridionali sono stanchi di sentirsi dire che se ci sono problemi al Sud è perché il suo popolo – derubato, bistrattato ed umiliato – non ha voglia di lavorare, sentendoselo dire magari, da politici e non solo, potenti e prepotenti dall’alto dei loro dorati posti.