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Codacons presenta esposto su presunto riscatto Silvia Romano: “manca condizione che il cod. penale richiede”


“Dalle prime dichiarazioni della cooperante sembrerebbe non sussistere la condizione che il codice penale richiede, ossia reale minaccia di morte imminente”

Così oggi il Codacons sul caso di Silvia Romano e del presunto riscatto pagato per la sua liberazione, che non convinto dei fatti presenta un esposto alla Corte dei Conti e si costituisce parte offesa in rappresentanza della collettività nella indagine aperta dalla Procura di Roma.

“La vicenda presenta molte, troppe zone d’ombra su cui è necessario fare chiarezza”. Scrivono dall’associazione, poi precisano: “Ovviamente salvare i nostri connazionali è un obbligo per lo Stato Italiano, e siamo tutti lieti per la liberazione di Silvia Romano, ma il pagamento di un riscatto in favore dei rapitori potrebbe rappresentare un reato non solo penale ma anche contabile”.

Secondo il Codacons infatti: “Dalle prime dichiarazioni della cooperante sembrerebbe non sussistere la condizione che il codice penale richiede, ossia reale minaccia di morte imminente”. Inoltre per l’associazione: “Va accertato poi se la stessa potesse muoversi liberamente nei luoghi dove veniva portata senza che i servizi, pur informati, abbiano mai tentato come fatto altre volte di liberarla, se inoltre la Romano abbia liberamente scelto di abbracciare la religione dei suoi rapitori convertendosi all’Islam, e se vi fossero i requisiti per il pagamento di un riscatto”.

In forza di queste considerazione il Codacons: “Chiede agli inquirenti di interrogare tutti gli agenti dei servizi che hanno trattato coi rapitori. In tale contesto, se confermato, il versamento di denaro in favore dei rapitori rappresenta comunque una pesante sconfitta per lo Stato Italiano, e possibili reati sia penali, che contabili, sui quali ora dovrà fare chiarezza la Corte dei Conti, attraverso un esposto che sarà presentato oggi stesso dal Codacons”.