Il presidente Zelensky non sta ricevendo segnali favorevoli al suo “Piano per la vittoria” dopo l’elezione di Trump, un suo consigliere lo avverte che la Crimea ormai è russa in modo irreversibile, il “falco” polacco Tusk prevede che “presto ci sarà la data per il cessate il fuoco”
L’ex consigliere del presidente eletto Donald Trump, Bryan Lanza, ha mandato un messaggio chiaro a Kiev, dicendo che la nuova amministrazione si concentrerà sul raggiungimento della pace in Ucraina piuttosto che consentire al paese di riconquistare il territorio occupato dalla Russia. “Se il presidente Zelensky si siede al tavolo e dice, beh, possiamo avere la pace solo se abbiamo la Crimea, ci dimostra che non fa sul serio”, ha affermato Lanza in un’intervista alla Bbc. “La Crimea è andata” ha aggiunto. Lanza, che ha lavorato alla campagna presidenziale di Trump per il 2024, ha detto che Trump chiederà a Zelensky la sua versione di una “visione realistica per la pace”.
Lo staff di Trump ha chiarito che Lanza ha parlato a titolo personale, ma in realtà sembra il gioco del “poliziotto buono e quello cattivo”, per preparare Zelensky ad un incontro con il tycoon. Lanza infatti ha detto le stesse cose e anche meno del piano per fare cessare la guerra che i consiglieri hanno presentato a Trump, che prevede il congelamento dei confini alle attuali conquiste russe dei territori e la promessa di Kiev di non entrare nella Nato per almeno 20 anni.
La percezione che il presidente ucraino sia costretto ad arrendersi arriva anche dalla dichiarazione del primo ministro polacco Donald Tusk, uno dei falchi più ostili a Mosca, che in un’ntervista dall’emittente radio polacca Polskie Radio, ha detto di aspettarsi che nel prossimo futuro ci sarà una data per il cessate il fuoco in Ucraina.
Tusk ha inoltre affermato di aspettarsi dichiarazioni su quale confine sarà in vigore e sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, riporta Polskie Radio sul suo sito. “Si tratterà certamente di decisioni che comporteranno una minore ingerenza degli Stati Uniti negli affari ucraini”, ha affermato, sottolineando che “le decisioni sulla guerra in Ucraina non possono essere prese sopra le teste degli ucraini, ma neanche sopra le nostre”. Il concetto è chiaro.
Queste dichiarazioni, ovviamente hanno ripercussioni sulla line del fronte, con la Russia che poche ore dopo la vittoria di Donald Trump, in attesa di discutere sulla fine della guerra, ha intensificato l’offensiva per cercare di conquistare più terreno possibile. Un’operazione che Putin ha pianificato da tempo. In più punti del fronte infatti sono state intensificate le irruzioni di colonne corazzate, con file di tank seguite da blindati pieni di fanteria che ogni giorno avanzano nelle difese ucraine, conquistando villaggio dopo villaggio.
Biden che ha i giorni contati sta cercando di dare gli ultimi aiuti militari possibili all’Ucraina e ieri ha annunciato che il Pentagono invierà 500 missili intercettori per i sistemi di difesa aerea a medio raggio Nasams e Patriot prima che il neo presidente Donad Trump entri in carica, oltre agli ultimi sei miliardi di aiuti rimasti nel cassetto. Sarà l’ultimo grande aiuto americano, ma il problema di Zelensky non sembrano essere le armi gli uomini: a Kiev mancano drammaticamente le truppe e questo Mosca lo sa bene.
Redazione Fatti & Avvenimenti