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Conte: “No a spese militari scelta inaccettabile ”, Draghi: “Sull’aumento c’è un impegno Nato” e il governo rischia

Il leader 5S Giuseppe Conte è deciso a non votare l’aumento del 2 per cento del Pil per le spese militari, ma Draghi risponde: “Sull’aumento c’è un impegno Nato” e al Senato il governo rischia di cadere


La maggioranza, la prossima settimana a Palazzo Madama rischia grosso. Giuseppe Conte questa volta – dicono quelli a lui vicino – sembra pronto a non fare passi indietro. In crollo nei consensi, il leader dei 5 stelle, vuole portare avanti come una bandiera identitaria quel no all’aumento delle spese militari, che definisce “una scelta per noi inaccettabile”. Una posizione che preoccupa Mario Draghi, che da Bruxelles replica secco: “Ho ribadito l’impegno nei confronti della Nato, abbiamo questo impegno storico e continueremo a osservarlo”.

Preoccupati al pari di Draghi se non di più, gli alleati del PD, anche in considerazione che oltre alle parole ci sono i fatti. Ieri mattina a Montecitorio su un ordine del giorno degli ex 5S di Alternativa al decreto Sostegni ter, i 5 stelle si sono astenuti dal voto. Nel testo si chiedeva al governo di spostare i 13 miliardi in più per le spese militari sulla “riqualificazione energetica delle case degli italiani”. L’odg è stato bocciato, ma la maggioranza si è spaccata, perché oltre ai 5Stelle tra le file della Lega molti banchi erano vuoti. E questo potrebbe essere un’anticipazione di quello che in Senato potrebbe accadere sul decreto armi.

C’è da precisare che non tutti nei 5 stelle sono concordi con la linea del presidente Conte, come al solito gli eletti vicini al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio sono “arroccati” a Draghi.

Dunque sull’ordine del giorno presentato da Isabella Rauti di Fratelli d’Italia ed inserito nel decreto per l’invio delle armi in Ucraina, depositato ieri in Senato, dove si invita “a dare seguito all’ordine del giorno approvato alla Camera il 16 marzo e alle dichiarazioni del presidente del Consiglio sulla necessità di incrementare per la Difesa raggiungendo l’obiettivo del 2 per cento del Pil, il governo rischia di inciampare.

Ai voti dei pentastellati infatti, se ne potrebbero aggiungere alcuni della Lega, che ha presentato il testo a Montecitorio, ma è spaccata a causa delle dichiarazioni contraddittorie di Matteo Salvini, sulle armi. Il partito è ufficialmente orientato a votare assieme agli alleati di FdI, ma i dissidenti sono sempre dietro l’angolo.

Conte dunque non avrebbe dubbi, scelta confermata dalla dichiarazione resa a La Stampa:Su un incremento delle spese militari non potremmo che votare contro. Cadrebbe il governo? Ognuno farà le sue scelte”. La perentorietà del presidente dei 5 stelle sarebbe dettata – dicono i maligni – anche da alcuni sondaggi che lo vedono il movimento in caduta libera e forse proprio per recuperare la base del M5S, non vorrebbe tornare indietro.

Ad agitare le acque dei “governativi” è arrivata come una ciliegina sulla torta, la dichiarazione di Alessandro Di Battista all’AdnKronos: “A Conte dico di andare avanti, su queste battaglie avrà sempre il mio sostegno”.