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Corea del Sud. Presidente Yoon come un dittatore qualsiasi: “Polizia rinuncia all’arresto, bloccata dalle guardie presidenziali”

Gli inquirenti sudcoreani hanno deciso di sospendere l’esecuzione del mandato di arresto con l’accusa di insurrezione nei confronti del Presidente per “motivi di sicurezza”, dopo un tesissimo confronto durato diverse ore con le Forze Speciali dell’Esercito a guardia di Yoon

E’ fallito il tentativo di stamane di arrestare con l’accusa di insurrezione e abuso di potere il Presidente della Corea del Sud Yoon Suk-Yeol, salito alla ribalta della cronaca mondiale per aver dichiarato la legge marziale lo scorso 3 dicembre, facendo sprofondare il Paese asiatico nel caos. Scene degne di una qualsiasi dittatura di terz’ordine stamani in Corea del Sud, che insieme al Giappone e a Taiwan rappresentano il “tridente democratico” e l’avamposto occidentale in Asia, con enormi e ovvi risvolti geopolitici, soprattutto verso Cina e Corea del Nord.

Yoon, sospeso dalle sue funzioni dal 14 dicembre scorso, dovrebbe essere il primo presidente in carica nella storia della Corea del Sud a essere arrestato se il mandato però riuscirà ad essere eseguito. Gli investigatori sono infatti arrivati alla residenza presidenziale sudcoreana ben consci dei pericoli: il team che ha tentato di eseguire l’arresto era composto da 30 investigatori del Corruption Investigation Office e ben 120 poliziotti, con 70 agenti rimasti in attesa fuori dal complesso residenziale. Tra gli investigatori sul posto anche il procuratore Lee Dae-hwan.

Ma la presenza in massa di agenti di polizia ed investigatori non è bastato: le Forze Speciali dell’Esercito responsabili della sicurezza del Presidente hanno impedito fisicamente l’arresto, con gli investigatori che hanno dovuto rinunciare apertamente per “motivi di sicurezza”. In precedenza, lo stesso servizio di sicurezza militare aveva impedito perquisizioni nella residenza presidenziale. Intanto, Yoon Kap-keun, l’avvocato di Yoon, ha annunciato l’intenzione di intraprendere un’azione legale contro quella che ha descritto come l’esecuzione “illegale” e “non valida” del mandato di detenzione. Secondo l’agenzia di stampa Yonhap, il team legale di Yoon ha richiesto un’ingiunzione alla Corte costituzionale per sospendere il mandato e ha presentato un’obiezione separata alla Corte distrettuale occidentale di Seoul.

Come si vede dalle immagini inoltre, ben 135 autobus della polizia e 2.700 agenti sono stati schierati per mantenere l’ordine fuori da palazzo presidenziale, mentre una grande folla di sostenitori di Yoon – oltre il migliaio – si radunava nelle adiacenti strade. Una situazione esplosiva prevista, dopo che ieri si erano già affrontati – come anche negli scorsi giorni – i sostenitori di Yoon e i dimostranti contro il presidente. Secondo le leggi della Corea del Sud gli investigatori anticorruzione hanno adesso tempo fino a lunedì prossimo per eseguire l’arresto, la storia evidentemente non finisce oggi. In un messaggio ai suoi sostenitori di mercoledì, Yoon ha giurato di “combattere fino alla fine” lanciando apparentemente una sfida agli investigatori che seguono le indagini in corso nei suoi confronti, riporta Yonhap.