L’imprenditore è ritenuto essere dagli inquirenti vicino a Cosa Nostra Agrigentina, a condurre le indagini, le Fiamme Gialle di Palermo
Le indagini, svolte dalle Fiamme Gialle palermitane e coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo, hanno consentito di ricondurre il successo delle iniziative imprenditoriali del Romano a i rapporti di connivenza dallo stesso intrattenuti – nell’arco di un ventennio – con esponenti di spicco di Cosa Nostra agrigentina.
Nel 2016, Calogero Romano è stato infatti condannato dal Tribunale di Agrigento alla pena di sei anni e sei mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, per aver contribuito “al rafforzamento di Cosa Nostra, pur non facendone parte, fino a quando il suo principale punto di riferimento, il mafioso Ignazio Gagliardo, non entrò nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia”.
Lo stesso aveva intrattenuto rapporti diretti con “Cosa Nostra” agrigentina, beneficiando dell’appoggio e della protezione di esponenti della famiglia di Racalmuto (AG), al fine di ottenere vantaggi per le proprie imprese, operanti nel settore edilizio e nel mercato del calcestruzzo.
Tra il 1992 ed il 2012 l’imprenditore ha consentito agli esponenti del sodalizio criminale I.G., C.G. e M.D.G., di gestire l’ impianto di calcestruzzo formalmente riconducibile alle società dallo stesso controllate, in cambio dell’accrescimento e sviluppo della propria attività economica.