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Covid. Assembramenti festa scudetto Inter: dopo 14 giorni i contagi non aumentano ma scendono, esperti smentiti


Sono passati quattordici giorni esatti dalla festa per lo scudetto dell’Inter a Milano, ma i contagi Covid non sono aumentati come previsto dagli esperti, anzi, anche se lentamente scendono

Di fatto è stato un esperimento scientifico non voluto, un assembramento massiccio di persone che il 2 maggio scorso si sono date appuntamento in piazza Duomo a Milano per festeggiare la conquista del 19° scudetto dell’Inter. Trentamila tifosi nerazzurri a stretto contatto che si sono abbracciati e baciati senza tenere conto delle regole del distanziamento anti covid.

Molti “esperti” del settore hanno gridato allo scandalo, preannunciando eventi catastrofici e impennate di contagi, che per i tempi della medicina dovevano verificarsi ad una distanza temporale di 15 giorni. Ebbene il tempo della verifica è trascorso, ed almeno fino a d oggi, “non c’è stato alcun segnale di aumento” come ammesso da Cesare Cislaghi, ex docente della Statale ed ex presidente dell’Associazione italiana di epidemiologi, che però aggiunge che non è detta l’ultima parola, anche se negli ultimi giorni si registra la stessa tendenza nell’andamento dei nuovi positivi, che ha un trend in lenta ma continua decrescita. Ciò che per Cislaghi è certo e che “non s’è vista alcuna inversione, e questo è un bene”.

Sono dati che devono fare riflettere sulle dinamiche dell’epidemia, di cui il governo dovrà tenere conto quando andrà a modificare le regole per le aperture. Il professor Cislaghi spiega che “Il legame tra l’andamento dei contagi e il raduno in Duomo non s’è visto e sicuramente non c’è un’evidenza. Bisogna aspettare ancora una settimana per esser certi che da quell’occasione non si sia innescata alcuna catena di contagio, ma possiamo dire che i giusti timori avuti quel giorno per fortuna non si sono concretizzati”.

Dunque il maxi assembramento all’aperto non ha fatto da moltiplicatore del virus, ma se invece che in piazza il raduno fosse stato in un palazzetto dello sport, cioè al chiuso, forse la situazione sarebbe stata diversa ed il presidente dell’Associazione italiana di epidemiologi su questo punto spiega : “Difficile dire cosa sarebbe accaduto, la concentrazione nell’aria però ha di certo un ruolo nel contagio, pur se inferiore e con un peso residuo rispetto a quello interumano. In un ristorante al chiuso però di certo non basta il metro di distanza, pur se non c’è ancora una misurazione precisa del rischio”.

Per Cesare Cislaghi da questa vicenda “C’è un fatto che emerge con interesse e da tenere in considerazione. È sempre più evidenziato il rischio di contagio non solo legato al droplet (micro gocce di saliva emesse durante una conversazione, ndr), ma anche del virus in sospensione in ambienti chiusi. Ora si sta cominciando a vedere questo in maniera sempre più ‘solida’. E ci conferma l’importanza di evitare il più possibile le riunioni in luoghi chiusi e di aumentare l’aereazione”.