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Covid. Dopo il Green Pass arriva il certificato per le esenzioni alla vaccinazione: ecco chi può richiederlo


Dopo il green pass arriva il certificato per essere esentati dal vaccinarsi, ma solo per chi ha particolari problemi

La nuova norma è stata inserita nella circolare del ministero della Salute in merito a “Certificazioni di esenzione alla vaccinazione anti-COVID” e riguarda solo i soggetti che per patologie conclamate non hanno potuto vaccinarsi, temporaneamente o definitivamente.

Ed ecco le condizioni necessarie per usufruire dell’esenzione alla vaccinazione.

La circolare del ministero della Salute stabilisce che la certificazione di esenzione alla vaccinazione anti SARS-COV-2 viene rilasciata “nel caso in cui la vaccinazione stessa venga omessa o differita per la presenza di specifiche condizioni cliniche documentate, che la controindichino in maniera permanente o temporanea”. Inoltre i soggetti che ottengono una esenzione alla vaccinazione “devono essere adeguatamente informate sulla necessità di continuare a mantenere le misure di prevenzione” come uso delle mascherine, distanziamento, evitare assembramenti.

La circolare specifica che fino al 30 settembre 2021, salvo ulteriori disposizioni, le certificazioni potranno essere rilasciate direttamente dai medici vaccinatori dei Servizi vaccinali delle Aziende ed Enti dei Servizi Sanitari Regionali o dai Medici di Medicina Generale o Pediatri di Libera Scelta dell’assistito che operano nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2 nazionale.

La certificazione deve essere rilasciata a titolo gratuito, avendo cura di archiviare la documentazione clinica relativa, anche digitalmente, attraverso i servizi informativi vaccinali regionali con modalità definite dalle singole Regioni/PA.

La circolare specifica che:Una controindicazione è una condizione nel ricevente che aumenta il rischio di gravi reazioni avverse. In generale una vaccinazione non deve essere somministrata quando è presente una controindicazione perchè il rischio delle reazioni avverse è maggiore dei vantaggi indotti dalla vaccinazione. Tale valutazione deve essere riferita allo specifico tipo di vaccino che si intende somministrare. La presenza di una controindicazione a quello specifico vaccino non esclude la possibilità che possano essere somministrati altri vaccini disponibili. Una reazione allergica grave dopo una dose di vaccino o a qualsiasi componente del vaccino costituisce una controindicazione alla somministrazione di ulteriori dosi dello stesso vaccino o di prodotti che contengano gli stessi componenti. Questo tipo di reazione allergica si verifica quasi sempre entro 30 minuti dalla vaccinazione, anche se sono imputabili a vaccino i casi di anafilassi insorti entro le 24 ore. In caso di reazione allergica grave alla prima dose di un vaccino COVID-19, si può considerare la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione; tuttavia, vista la possibilità di reazioni crociate tra componenti di vaccini diversi è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione rischio/beneficio individuale”.

Per la nuova norma, La vaccinazione anti-SarsCoV2 “non è controindicata in gravidanza. Il ministero precisa che anche “l’allattamento non è una controindicazione alla vaccinazione anti-SarsCoV2”. Qualora dopo valutazione medica si opti per rimandare la vaccinazione, alla donna in gravidanza potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione”.

Ed ancora la circolare precisa che in caso di reazione allergica grave alla prima dose di un vaccino COVID-19, “si può considerare la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione; tuttavia, vista la possibilità di reazioni crociate tra componenti di vaccini diversi è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione rischio/beneficio individuale”. La circolare prende anche in esame i casi di Sindrome di Guillain-Barré. La sindrome di Guillain-Barré, si spiega, è stata segnalata molto raramente in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria (AstraZeneca). In caso di tale sindrome insorta entro 6 settimane dalla somministrazione del vaccino Covid-19, senza altra causa riconducibile, “è prudente – si legge – non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino. In tali situazioni va considerato l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione”.

Inoltre, se dopo la vaccinazione con i vaccini COVID-19 a mRNA (Pfizer e Moderna) sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite: “La decisione di somministrare la seconda dose di vaccino Pfizer o Moderna in persone che hanno sviluppato una miocardite/pericardite dopo la prima dose – afferma la circolare ministeriale – deve tenere conto delle condizioni cliniche dell’individuo e deve essere presa dopo consulenza cardiologica e un’attenta valutazione del rischio/beneficio. In tale situazione, laddove sia stato valutato di non procedere con la seconda dose di vaccino COVID-19 a mRNA, va considerato l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione”.

Rimane la possibilità dei test sierologici prima della vaccinazione: “Si ribadisce che l’esecuzione di test sierologici, volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale; per tale motivo la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata, al momento, alternativa al completamento del ciclo vaccinale”.