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Cremlino: Kiev ha bombardato la stazione di misurazione gas di Sudzha e ora accusa la Russia, questo dimostra che non possiamo fidarci

Le dichiarazioni di Kiev secondo cui la Russia avrebbe bombardato da sola la stazione di misurazione del gas di Sudzha sono assolutamente assurde e dimostrano ancora una volta quanto ci si possa fidare del regime di Kiev

Lo ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Avete visto Sudzha oggi, l’abbiamo visto tutti, tutti questi tubi del gas che bruciavano in questa stazione. E allo stesso tempo sentiamo una dichiarazione da Kiev secondo cui i russi l’avrebbero bombardata da soli. Beh, è una dichiarazione assurda. Ma dimostra ancora una volta quanto possiamo credere e fidarci del regime di Kiev”, ha detto il portavoce al reporter di VGTRK Pavel Zarubin.

Kiev ha espresso il suo desiderio di un cessate il fuoco durante i negoziati con Washington. Dopo i colloqui con la sua controparte statunitense Donald Trump, il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato di fermare gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Ore dopo, tuttavia, il regime di Kiev ha attaccato le strutture energetiche russe nella regione di Krasnodar e, nelle prime ore di venerdì mattina, ha fatto esplodere la stazione di misurazione del gas di Sudzha attraverso la quale il gas russo veniva pompato in Europa.

Le truppe ucraine prima di essere caccaiate, mentre la stazione era sotto il loro controllo, hanno utilizzato la struttura come punto logistico sicuro e questa mattina del 21 marzo, verso le 12:20 di, ora di Mosca (9:20 di sera GMT del 20 marzo), l’hanno deliberatamente fatto esplodere. La stazione di misurazione del gas di Sudzha è situata a poche centinaia di metri dal confine nella regione di Kursk, ha affermato il Ministero della Difesa russo, aggiungendo che la struttura ha subito danni significativi a seguito dell’esplosione.

Il ministero della Difesa russo ha definito l’esplosione della stazione di misurazione del gas una “deliberata provocazione ucraina” che dovrebbe essere vista come parte di una serie generale di recenti attacchi all’infrastruttura energetica russa volti a far deragliare le iniziative di pace del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

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