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Da destra a sinistra è un coro di “No a Zelensky a Sanremo”: “la guerra stia fuori dal festival, gli italiani vogliono la pace”

Oltre ai sondaggi, che gli italiani non vogliono la guerra, si sente camminando tra la gente e il coro di “NO” alla partecipazione di Zelensky al festival di Sanremo che arrivano da appartenenti a tutti gli schieramenti politici, non stupisce più di tanto


A lanciare l’appello affinché salti la possibile partecipazione di Zelensky al Festival di Saremo, è la campagna Europe for peace: “L’invito a Sanremo di Volodymyr Zelensky indigna la maggioranza degli italiani. Portare la guerra in una manifestazione artistica cosi importante è solo propaganda”. Al contrario “la musica, l’arte e la cultura dovrebbero essere veicolo di pace e non di guerra!”.

Tutto inizia dalle dichiarazioni di Alexander Rodnyansky, consigliere di Zelensky, anticipando che il presidente ucraino parteciperà come ospite, pare nella serata finale del 73esimo Festival di Sanremo, in programma nel teatro Ariston dal 7 al 11 febbraio.

“Il presidente ucraino sembra diventato il testimonial di una continua raccolta fondi per gli armamenti”, si legge nella nota di Europe for peace. “Al di la dell’opinione che ognuno ha sulla guerra in Ucraina – prosegue il testo dell’appello, rilanciato dall’agenzia di stampa Pressenza – questo invito al festival di Sanremo assomiglia a un’operazione di marketing, a una pubblicità alle industrie delle armi”.

La nota continua: “I soldi che siamo obbligati a pagare per il canone Rai non devono essere usati a favore degli interessi di una minoranza o per imporre un’idea ma per creare un’informazione che rispetti la diversità delle opinioni e dei punti di vista. Sappiamo dai numerosi sondaggi fatti negli ultimi mesi che la maggioranza degli italiani vuole una risoluzione diplomatica e immediata del conflitto e non buttare benzina sul fuoco inviando armi”.

La nota conclude con un appello agli italiani: “Liberiamo Sanremo dalla guerra! Invitiamo cantanti e partecipanti a dare un chiaro segno di dissenso e invitiamo tutto il pubblico da casa a spegnere la tv la sera in cui Zelensky parlerà dal palco dell’Ariston. La non violenza si esprime con il vuoto, con la non partecipazione e la non collaborazione con la violenza e l’arroganza. Spegniamo la tv, spegniamo la propaganda di guerra!”.

Alla campagna Europe for peace si sono uniti molti esponente del mondo politico di tutti i colori. Tra i più duri ci sono Carlo Freccero, il vignettista Vauro e lo scrittore e conduttore Fabio volo.

Il blog di Grillo ha pubblicato un intervento del diplomatico Torquato Cardilli, ex ambasciatore in Albania, Tanzania, Arabia Saudita ed Angola, dal titolo ‘Dalle bombe alle canzoni. Anche il dolore fa spettacolo’. “Possibile che i governi e i Parlamenti occidentali votino per la continuazione della guerra facendo passare l’idea che con quel voto rendono più vicina la pace?”, si chiedeva Cardilli.

“Dimentico dei sacrifici del popolo ucraino, da consumato attore di cabaret – lamentava poi -, Zelensky ha da ultimo partecipato in video alla serata di gala di Los Angeles per il Grammy Awards 2022, al convegno di Davos a cui ha inviato la sua first lady per perorare aiuto dalla crema finanziaria e speculatrice mondiale ed ha chiesto di apparire sul palcoscenico dell’Ariston, durante il festival di Sanremo, grazie alla mediazione con Amadeus condotta da Vespa che lo ha intervistato. Puro spettacolo!”

Contro la partecipazione Zelensky sul palco dell’Ariston c’è anche l’ex M5s Alessandro Di Battista, da sempre scettico sul sostegno dell’Occidente e della Nato all’Ucraina che su Facebook scrve: “L’Europa al posto di ragionare ha spento il cervello. E gran parte dell’informazione le va dietro”. Ed ancora: “Ogni armamento avrebbe dovuto cambiare le sorti della guerra. Dovremmo parlare ogni istante di tutto questo. Ma in Italia nelle prossime settimane si parlerà soprattutto di Zelensky a Sanremo… a Sanremo…”. Per Di Battista la decisione di mandare in onda durante la serata conclusiva del festival di Sanremo il video di Zelensky è una “ridicola buffonata”.

Di tenore simile le dichiarazioni di ieri del vicepremier Matteo Salvini: “Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro”, ed aggiunge: “Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica”, infine ha precisato o che se guarderà il Festival “sarà per ascoltare le canzoni e non per ascoltare altro”.

Tra i critici c’è persino il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri di Forza Italia. “Trovo sorprendente l’accostamento tra i balletti e le canzoni di Sanremo con l’aggressione all’Ucraina”, dice a ‘Radio Radicale’ Gasparri. “Ho un grande rispetto per il popolo ucraino, dalla cui parte io e tanti altri esponenti politici restiamo accanto senza alcuna esitazione. Su questo Paese aggredito e bombardato dalla Russia non devono esserci dubbi. Anche per il Festival di Sanremo – riprende – ho un grande rispetto. Nel passato anche Gorbaciov e qualche altro esponente politico ha calcato questo palco, ma sinceramente mischiare la tragedia del popolo ucraino con il televoto delle canzoni non mi pare un accostamento opportuno”. Infine conclude: “Viviamo in un frullatore mediatico dove si può passare da un balletto a una canzonetta e poi denunciare l’aggressione all’Ucraina. Trovo questo accostamento sorprendente”.

Chiudiamo la “carrellata dei No con Giuseppe Conte, attuale presidente del Movimento 5 stelle e Carlo Calenda, leader di Azione. “Non credo – ha dichiarato Giuseppe Conte – sia così necessario avere Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo”. Mentre Carlo Calenda in un Twitt ha scritto: “Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all’Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un paese in guerra”