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Dalla Libia arrivati 15 mila migranti in 3 settimane. Crosetto l’aveva detto: a Putin non serve atomica, aprirà i porti

“A Putin non serve sganciare una bomba nucleare sull’Europa, ma gli basta aprire i porti libici: può spedirci duecentomila disperati al giorno. Tempo una settimana e ci arrendiamo”

È quanto aveva previsto Guido Crosetto in un’intervista rilasciata il 3 luglio scorso a Pietro Senaldi condirettore di Libero Quotidiano. Crosetto aveva detto che Putin può “distruggere” l’Italia senza bisogno di sganciare bombe, ma semplicemente aprendo i porti della Libia, che controlla tramite il generale Khalifa Haftar, vero dominus di una parte della Regione, l’altra parte è influenzata dalla Turchia di Erdogan, sopratutto ultimamente, “morbido” con i russi con cui prevede di costruire un hub del gas Europeo da miliardi su miliardi. Una previsione facilmente realizzabile da Mosca e senza costi, né economici né in vite umane, ma sufficiente a fare collassare l’Italia in pochissimo tempo. Del resto il Ministro dell’Interno Piantedosi lo ha detto chiaramente, per i dati del Viminale il “sistema accoglienza” è  saturo. Non solo, il 57% delle richieste di asilo sono fatte da migranti che non hanno titoli per restare in Italia e vengono quindi respinte, con i tempi biblici della burocrazia italiana e con un’efficacia su cui è meglio non commentare.

Ciò che Crosetto aveva previsto, si è essenzialmente avverato. Nelle ultime tre settimane, e senza le navi delle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo, in Italia dalla Libia sono arrivati ben 15. 374 clandestini, con una media di mille sbarchi al giorno. Il Governo può bloccare le ong, ma nulla può contro barconi e barchini, che in rispetto del diritto internazionale, devono essere accolti.

Quelli arrivati sono solo una piccola parte, in Libia ce ne sono altri 50.000 pronti a partire. L’Italia ha appena rinnovato accordi e finanziamenti al governo di Tripoli, che di fatto è un interlocutore poco affidabile perché controlla solo una piccola parte delle coste libiche, la maggior parte è controllata dal generale Khalifa Haftar, che risponde agli ordini di Putin. Ed infatti è dalla Cirenaica, residenza del suo “uomo forte” Haftar e dalle spiagge al confine tra Libia ed Egitto, che i trafficanti di uomini fanno partire a ritmo sempre più intenso grandi barconi con 5-600 persone a volta che riescono ad arrivare fino alla zona Sar italiana assicurandosi poi il soccorso della guardia costiera italiana e lo sbarco nei porti siciliani o calabresi.

Ad ottobre gli sbarchi sono stati praticamente il doppio del 2021, a novembre nonostante il maltempo non c’è stato un solo giorno senza arrivi. Scenari e numeri da incubo per il governo Meloni che aveva promesso di “governare e non subire i flussi”, ma con gli sbarchi autonomi i provvedimenti del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, non sono applicabili.

È chiaro che qualsiasi tentativo di trovare una soluzione, anche coinvolgendo i Paesi europei, di fronte alla volontà di Putin di aprire i porti della Libia, non funzionerà. Ma al peggio non c’è mai fine, Mosca oltre al fronte libico, da tempo prepara anche quello ucraino, dove con la distruzione sistematica delle infrastrutture energetiche, sta lasciando il Paese senza luce, gas e acqua, va da sé che con l’inverno ormai arrivato, che un’altra ondata di profughi arrivi dal quel versante è più che un’ipotesi. Al momento l’accoglienza è sostenuta da Polonia e Germania e solo in parte anche dall’Italia, ma se il numero di persone in fuga dalla guerra crescesse ancora, quello libico potrebbe diventare un problema secondario.