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Depositate le motivazioni del Riesame sull’annullamento della custodia cautelare all’avv. Arnone


Sono state depositate le motivazioni con le quali il tribunale del riesame ha annullato l’ordine di arresto per estorsione del 12 novembre scorso dell’avv. Giuseppe Arnone.

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La motivazione è una vera e propria “sconfessione” dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che era stata firmata dal Gip di Agrigento Francesco Provenzano: “La misura non poteva essere applicata dal primo giudice. Gli elementi non consentono di ritenere il quadro indiziario neanche del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni” e questo tribunale deve annullare il titolo di detenzione”.

Una pietra tombale che “distrugge” senza possibilità di appello, il quadro accusatorio del pm agrigentino.

Arnone era stato arrestato il 12 novembre dai poliziotti della Mobile di Agrigento con l’accusa di estorsione alla collega Francesca Picone mentre usciva dal suo studio,  dopo avere firmato quella che Arnone giudicava una transazione e la procura invece una estorsione, intascando due assegni per un importo di 14 mila euro.

Ma secondo i giudice del riesame, “la misura cautelare non poteva essere applicata dal primo giudice e questo tribunale – che è giudice della cautela – deve annullare il titolo di detenzione in capo a Giuseppe Arnone”.

Parole pesanti come macigni, quelle del tribunale del Riesame, presieduto da Antonella Consiglio con i giudici Maria Elena Gamberini e Cristina Denaro, che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Francesco Provenzano, a carico di Giuseppe Arnone, difeso dai legali Arnaldo Faro e Daniela Principato.