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Ecco i dettagli della vicenda del rinvio a giudizio del consigliere comunale Alberto Sabella


Come è ormai noto, il neo eletto consigliere comunale nella lista Sicilia Futura, Alberto Sabella di 58 anni, è coinvolto in una inchiesta che riguarda l’Agenzia delle Entrate, ente di cui è dipendente.

Il Gup del Tribunale di Sciacca, dott. Alberto Davico, ha rinviato a giudizio Sabella, che dunque dovrà affrontare un processo penale, nel quale è chiamato a rispondere del reato di tentata truffa.

La vicenda vede coinvolte altre tre persone, Pietro Giorgio Vallone, funzionario dell’Agenzia dell’entrate, direttamente legato alla storia di Sabella, Calogero Incardona, imprenditore di Sambuca e Pellegrino Quartararo commercialista di Ribera, per fatti collaterali. Gli altri tre devono rispondere di reati ben più gravi che vanno dalla concussione all’estorsione. Qui l’articolo sull’intera inchiesta.

Ma vediamo nei fatti di cosa è accusato il saccense Alberto Sabella, coinvolto nella vicenda con l’ipotesi di reato di tentata truffa per una somma di 46 euro riguardante il rimborso di due pasti.

Secondo l’accusa, il consigliere comunale in concorso con Vallone, in occasione di un’attività ispettiva, avrebbero consumato due pranzi, che però sarebbero stati pagati dagli operatori, le cui attività erano state già controllate, mentre all’Agenzia delle Entrate Sabella avrebbe presentato le fatture per il rimborso.

In pratica secondo la procura, Sabella avrebbe chiesto il rimborso di due pranzi che altri avevano già pagato. Da qui il reato di tentata truffa. La somma oggetto del provvedimento della procura, è davvero misera, ma la legge non fa distinzione tra un un euro o un milione di euro, ma si limita a sanzionarne il “principio”.

Sabella come già scritto, ha dichiarato di essere sereno ed assolutamente estraneo ai fatti contestati e che nelle sedi competenti chiarirà tutti gli aspetti della vicenda.