“Per diversi anni chiunque ha inteso porre il tema delle modalità di gestione dell’acqua in Provincia di Agrigento, con specifico riferimento ai costi sopportati dall’utente ed alla qualità effettiva del servizio, si è sempre trovato dinnanzi una sorta di “muro di gomma”, che rendeva ogni battaglia impossibile da combattere fino in fondo”.
Così oggi Simone Di Paola che interviene sulle lentezze dell’ATI in campo idrico. “Tutte le obiezioni, i dubbi, le riserve, le proposte, su come ed attraverso quali misure provare a migliorare e rendere meno gravoso il servizio, ineluttabilmente finivano con l’ infrangersi contro frasi del di “sarebbe bello ma non si può fare”, “non è previsto dalla legge”, “non è contemplato dal contratto”.
In particolare, una delle principali criticità mosse negli ultimi anni dai Sindaci era quella di non avere, dopo l’avvenuto commissariamento dell’ATO Idrico e di conseguenza lo scioglimento dell’Assemblea dei Sindaci, uno spazio politico (nel senso più nobile dell’accezione) ed istituzionale dove poter far pesare la voce delle comunità amministrate. Oggi questo problema non c’è più, stante che la nascita di un Ente sovracomunale, appunto l’ATI, cui affidare in via esclusiva il governo della materia, attribuendo poteri e prerogative, specificamente nel rapporto con l’Ente gestore.
Eppure – dice il consigliere Di Paola del PD – non sembra sia cambiato nulla nel rapporto con l’ente gestore; forse perché non basta costituire un Organo, affinché questo funzioni da solo; bisogna dargli una direzione, riempirlo di contenuti, restituire dignità alle innumerevoli battaglie di quanti in questi anni si sono battuti per una gestione delle acque più giusta e più equa per i cittadini.
Ora a me pare, e temo di non essere l’unico, che i primi passi dell’ATI siano stati eccessivamente timidi e poco determinati in tal direzione; eppure di cose da fare ce ne sono parecchie e tante sono le cose accadute che meritano una riflessione.
Su tutti la sentenza della giustizia amministrativa, che ha recentemente statuito l’illegittimità delle procedure dei distacchi fognari degli utenti morosi, per evidenti ragioni igienico sanitarie, evidenziando ragioni che per anni sono apparse chiare a tutti, tranne che all’ente gestore.
Si tratta di una sentenza che in parte colma un vuoto della classe politica e di governo dei territori, sempre molto balbuziente nel far valere i diritti dei cittadini.
Ma oggi il contenuto di quella sentenza deve trovare immediatamente un seguito nelle determinazioni dell’ATI; non c’è più motivo ne ragione per prendere tempo; oggi l’ATI deve far valere, non solo su questo tema, ma anche su tutte le questioni aperte in materia di acque, le aspettative ed i diritti dei cittadini, che troppe volte in questi anni sono passate in secondo piano rispetto alle “ragioni contrattuali” dell’ente gestore.
Ci aspettiamo coraggio, ci aspettiamo meno attendismo e più determinazione da parte di chi, ha in passato incantato al meglio il simbolo della lotta per l’acqua pubblica, ed oggi ha tutte le competenze ed i poteri per farsi rispettare e tutelare la cittadinanza”.
Giornalista Direttore responsabile di Fatti&Avvenimenti. Nato a Partinico (PA), ma saccense. Ha sempre vissuto a Sciacca, dove fin da giovanissimo si è appassionato alla politica locale. Scrive da quando aveva 17 anni, scrive di tutto perché “così è giusto che sia”. Ha scritto principalmente per il giornale ControVoce di Sciacca e per il Fatti&Avvenimenti, ma suoi articoli sono apparsi anche sui quotidiani La Valle dei Templi.net, LinkSicilia (MeridioNews), La Voce di New York e tanti altri giornali agrigentini, regionali, nazionali ed internazionali. Da Gennaio 2017 è corrispondente italiano per la rivista francese Lumieres Internationales Magazine. Scrittore a tempo perso. E’ anche uno studente di Giurisprudenza. Coltiva da anni la passione della musica e del canto ed ha una sua band. Non chiedetegli cosa voglia fare da grande, perché non lo sa.