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Donald Trump replica a Biden: “Lui e sinistra radicale pericoli per la democrazia, non la destra”

L’ex Presidente USA replica con le stesse parole a Joe Biden che aveva detto di Trump: “E’ un pericolo per la democrazia, dobbiamo difendere il Paese”

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, come da suo stile, ieri sera a Wilkes-Barre (Pennsylvania) non ha esitato a replicare duramente al suo successore Biden che aveva definito lui ed i suoi seguaci come “un pericolo per la democrazia”. Per Trump, il discorso pronunciato a Filadelfia dal Presidente Biden è stato “il discorso più feroce, odioso e controverso mai pronunciato da un presidente americano”, perché ha definito “75 milioni di cittadini” – i repubblicani del movimento Maga, Make America great again – come “minacce alla democrazia e nemici dello Stato”.

Parlando a sostegno dei candidati repubblicani Mehmet Oz per il Senato e Doug Mastriano per la carica di governatore, Trump ha replicato che è l’attuale presidente il vero “nemico dello Stato” ribattendo poi che “il pericolo per la democrazia viene dalla sinistra radicale, non dalla destra” e promettendo ai suoi elettori che “metteremo fine alla carriera politica di Nancy Pelosi e di Joe Biden”.

Nel primo intervento pubblico dopo la perquisizione della sua tenuta di Mar-a-Lago, in Florida, Trump non ha risparniato dure critiche verso l’FBI, dichiarando: “L’Fbi è diventato un mostro feroce controllato dalla sinistra democratica e dai media ma io non resterò in silenzio”.

“Hanno pubblicato foto facendo intendere che quei documenti li avessi sparpagliati io sul pavimento. Sono persone veramente disoneste”, ha poi continuato, riferendosi alle foto presentate in tribunale, raffigurante una serie di documenti ‘segreti’ messi su un tappeto durante la perquisizione nella sua residenza di Mar-a-Lago.

“E’ la stessa FBI che non ha perseguito Hillary Clinton per l’Emailgate”, ha continuato il tycoon riferendosi allo scandalo dello scambio di mail su informazioni top secret tramite un normale account di posta privato e non governativo ad opera della Clinton nel periodo in cui era segretario di Stato (2009-2013) e che riguardavano anche l’attacco al consolato Usa di Bengasi dell’11 settembre 2012 in cui vennero uccisi l’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, e altri 3 statunitensi. Tra le mail che la Clinton spedì usando un account privato ce ne erano alcune che recavano la lettera ‘C’ che le contraddistingueva come ‘classificate’, cioè segrete.