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Dopo i novax arrivano i “No Booster” ossia quelli che rifiutano la terza dose che non piace a 1 italiano su 3


Il governo punta sulla terza dose del vaccino, ma a 1 italiano su 3 – secondo “EngageMinds Hub” – non piace e sui social nasce il popolo “No Booster” che affianca quello dei NoVax

Da una recente indagine fatta da EngageMinds HUB, Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona, emerge che un italiano su tre, ossia circa il 33% degli italiani, è dubbioso sulla terza dose, uno su dieci si dichiara apertamente contrario e un’altra parte consistente del 30% è convinto che la terza dose non è necessaria.

Si tratta di una ricerca condotta su un campione di oltre 6.000 italiani, che conferma il sentimento espresso dagli utenti sui vari social. Guendalina Graffigna, direttrice dell’EngageMinds Hub la commenta così:Questo 33% di italiani che hanno poca o nessuna intenzione di sottoporsi alla terza dose deve far riflettere, perché non si tratta di No Vax, visto che sono già regolarmente vaccinati. Inoltre, dai dati emerge che questa espressione di forte scetticismo rispetto all’ulteriore immunizzazione è un’inclinazione omogenea nella popolazione, non si riscontrano infatti differenze tra sesso, fasce di età, provenienza geografica e titolo di studio”.

Dunque il nuovo popolo dei “Terza dose, no grazie”, già battezzato “No Buster” non ha un target preciso, ma è trasversale a tutta la popolazione italiana. Graffigna, che usa il termine “immunizzati”, a nostro avviso impropriamente visto che il vaccino non impedisce la trasmissione del contagio, aggiunge: “Un fatto non frequente in questo tipo di rilevazioni. Ciò che impatta, e questo non sorprende, è che chi risulta avere poca fiducia verso la scienza e il sistema sanitario è ancora meno propenso a vaccinarsi per la terza volta”.

Siamo quindi di fronte ad uno scontro tra Il Governo, che accelera con le terze dosi per fronteggiare una possibile quarta ondata e i “No Booster” che non intendono o proprio non hanno alcuna intenzione di sottoporsi alla terza iniezione anti-Covid nel giro di circa cinque mesi e magari poi la quarta.

Facendo un giro sui social e leggendo i commenti, ci si fa subito un’idea delle diverse motivazioni di chi dice apertamente no alla terza dose. In molti temono una reazione più forte rispetto alle prime due, altri la giudicano superflua e in molti si dichiarano ormai stanchi di questa pandemia e non hanno più fiducia negli esperti e vari televirologi, oltre che alle autorità nazionali.

Ecco alcuni dei commenti più “rappresentativi” di chi dichiara che non farà la terza dose:

“Non lo farò! Sono stata male con le prime due dosi e ho avuto aggravamento dell’asma, ma tanto non c’è correlazione. Se avrò dubbi farò un tampone”;

“Sono vaccinato e il Green pass lo uso solo per il lavoro (e già lo trovo umiliante). Ristoranti e bar mi hanno perso come cliente. Non farò la terza dose. Voglio la promozione a No Vax. Non voglio avere nulla in comune con chi discrimina una parte della popolazione”;

“Sono vaccinata, ma non mi prenoto per la terza dose. Me lo posso permettere perché sono in pensione”.

Questo il tenore dei commenti, ma il governo va avanti e con una circolare del ministero della Salute con chiarimenti per le persone già vaccinate e con pregressa o successiva infezione da Sars-CoV-2, consiglia il richiamo anche ai 5 milioni di italiani guariti dal Covid a partire da 5 mesi dopo la guarigione o la fine del primo ciclo di vaccinazione.

Nel documento vengono esortati a vaccinarsi entro 12 mesi dalla negativizzazione anche quanti non avessero ricevuto alcuna dose, inoltre viene ribadito il consiglio di fare comunque la seconda dose se l’infezione è stata contratta entro i primi 14 giorni dalla prima.