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Dopo l’India, anche l’Iran elimina il dollaro nelle relazioni commerciali con la Russia

Ad annunciarlo, il capo della Banca Centrale Iraniana Ali Saleh Abadi: “Pano per de-dollarizzare diversi settori delle relazioni commerciali con Mosca”

Il governatore della Banca centrale dell’Iran (CBI) Ali Saleh Abadi ha dichiarato domenica che Teheran e Mosca hanno ufficialmente iniziato a fare affari nelle loro valute nazionali e ha aggiunto che entrambi i paesi stanno valutando la “de-dollarizzazione” di altre parti dei loro legami economici.

“Iran e Russia sono già passate alle loro valute nazionali in una serie di mercati concordati e le due parti stanno facendo sforzi per estendere il meccanismo anche ad altri settori commerciali”, ha detto Saleh Abadi all’FNA.

Il funzionario ha affermato che Teheran e Mosca stavano da tempo cercando di creare un meccanismo per sostituire il dollaro USA, indipendentemente dalle dure sanzioni economiche in atto contro le due nazioni.

“L’uso del rial e del rublo, era una delle priorità nell’agenda economica dell’amministrazione del presidente Seyed Ebrahim Rayeesi”, ha affermato.

Funzionari iraniani affermano che Teheran e Mosca, entrambe soggette a dure sanzioni economiche da parte dei paesi occidentali, sono determinate ad approfondire la loro cooperazione economica, aggiungendo che ci sono grandi possibilità per aumentare il volume del commercio bilaterale. Relazioni amichevoli dunque tra i due Paesi, non solo per perseguire politiche comuni sugli sviluppi regionali e internazionali, ma soprattutto utili a contrastare le strategie “unilaterali e interventiste” degli Stati Uniti.

Teheran e Mosca accusano infatti gli Stati Uniti di utilizzare il dollaro come strumento per condurre una guerra economica e politica.

A gennaio scorso, il presidente iraniano Rayeesi ha visitato Mosca e ha tenuto un incontro con il presidente Vladimir Putin, dichiarando di aver presentato al presidente russo un piano di cooperazione strategica che rafforzerebbe la collaborazione tra le due nazioni per i prossimi due decenni.