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Dpcm Covid. Proteste in 17 città contro governo, manifestanti: “Vogliamo lavorare”, la frustrazione si fa rabbia


Quelle di questi giorni sono state serate di protesta dura e pura: in 17 città si è scatenato il virus, ma quello della ribellione, contro un governo ormai visto dai lavoratori autonomi come “oppressore”

La frustrazione di chi, volendo lavorare, nei mesi scorsi ha investito i pochi fondi “superstiti” della prima ondata di coronavirus e relativi dpcm, per adeguare i propri locali ed il personale ai provvedimenti del governo e malgrado ciò oggi si ritrova a non poter comunque aprire le serrande, come prevedibile, è diventata rabbia sfociata nelle manifestazioni di eri sera e dei giorni passati. Perché non si tratta, come qualcuno vorrebbe far intendere, di gruppi criminali organizzati, ma semplicemente di persone che dopo avere portato avanti faticosamente e con sacrifici un attività, non vogliono essere costretti a chiuderla.

Questa gente non è convinta delle “bontà” delle regole imposte, anche perché non è stata fornita una prova valida sui numeri in base ai quali cinema, teatri, piscine e attività sportive improvvisamente sono diventati possibili focolai del virus da chiudere e bar, pub e ristoranti alle 18 devono abbassare le saracinesche, con le città trasformate in deserti post apocalittici, mentre i mezzi pubblici si ritrovano spesso ad essere stipati di gente con nessun tipo di distanziamento.

Questo mix inevitabilmente si è trasformato in protesta, che come da copione è iniziata pacifica, ma poi con gli animi che si sono surriscaldati è sfociata in qualcos’altro.

Proteste  da nord a sud dello stivale. In principio Napoli e Catania dove i manifestanti hanno tirato bombe carta davanti alla prefettura, poi si sono aggiunte le altre città. A Torino i tassisti hanno occupato piazza Castello e un poliziotto è rimasto ferito colpito dal lancio di fumogeni e molotov contro le forze dell’ordine. Anche a Viareggio ci sono stati lanci di fumogeni e petardi e il traffico è rimasto bloccato per ore. A Trieste stessa scena sparati fumogeni e molotov contro le forze dell’ordine.

Anche a Milano un poliziotto è rimasto ferito, ma in maniera non grave davanti alla Stazione Centrale, pare colpito da un oggetto, forse una bottiglia, mentre a Cremona i ristoratori hanno battuto le pentole davanti alla prefettura, lasciandole a terra. A Treviso oltre mille persone hanno sfilato in corteo e a Genova ristoratori, lavoratori dello spettacolo e no mask, sono scesi in piazza a protestare.

Proteste più “soft” a Palermo, dove commercianti, ristoratori e dipendenti dei locali hanno manifestato pacificamente davanti alla prefettura.

Le piazze più “calde” rimangono quelle di Napoli, Milano e Torino, tanto calde che il Viminale è in stato massima attenzione e si sta tentando di capire come disinnescare sul nascere ogni situazione di possibile rischio. In ogni caso è stato ribadita la massima fermezza nei confronti dei violenti.

Stasera quasi sicuramente si replicherà.