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Draghi vuole il gas Usa, ma mancano i rigassificatori e c’è il nuovo stop di Porto Empedocle: domanda del 2006 scaduta

Il gas che Biden vuole “rifilare”all’Italia per sopperire a quello Russo, oltre a costare molto di più, ha bisogno di essere rigassificato e a Porto Empedocle, dove era stato previsto un impianto, la Sovrintendenza ha detto NO… la vecchia domanda del 2006 è scaduta “non è possibile concedere alcuna autorizzazione paesaggistica”


Il premier Mario Draghi la scorsa settimana ha iniziato il Gas tour partendo da Algeri, dove esiste un gasdotto che già porta il gas in Italia e teoricamente basterebbe solo aumentarne il flusso… teoricamente, perché l’Algeria è un partner della Russia e promesse a parte, quanto realmente accadrà nei fatti è da vedere. Ma nel calendario di Draghi ci sono altri Paesi come Congo ed Angola che mercoledì e giovedì di questa settimana andrà a visitare per stringere accordi di forniture.

Tutto bene? Ma anche no. Quando non è possibile, per ragioni di logista fare arrivare il gas con i tubi, bisogna attuare un’altra procedura: il gas viene liquefatto, caricato sulle navi e poi arrivato in Italia bisogna farlo rigassificarlo e per farlo ci vogliono i rigassificatori; ed il problema sta proprio qui.

l’Italia dispone di tre rigassificatori, esattamente quelli di La Spezia, Livorno e Rovigo, ma che al momento lavorano già al 70-75% della loro capacità e solo Rovigo è un impianto di grandi dimensioni: l’anno scorso ha lavorato 9,8 miliardi di metri cubi, mentre Livorno 2 miliardi e La Spezia 1,5. Dunque non sufficienti per sopperire alla eventuale mancanza del gas russo.

Sulla carta, perché ancora da costruire, ci sarebbero altri due rigassificatori, quello a Gioia Tauro e quello di Porto Empedocle, gli iter burocratici per arrivare alla realizzazione non non sono semplici.

A Porto Empedocle il soprintendente ai Beni culturali Michele Benfari ha già fatto sapere che il progetto ormai è “out” : “In atto non c’è nessuna richiesta di pareri alla Soprintendenza per la realizzazione di un rigassificatore tra Agrigento e Porto Empedocle, la precedente autorizzazione del 2006 risulta scaduta e non vi è in giacenza una nuova richiesta di pareri”.

Una dichiarazione che taglia le gambe all’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, che durante il convegno della fondazione Merita sul ruolo del Mezzogiorno per la sicurezza energetica italiana ed europea, aveva annunciato la ripresa del progetto con un investimento di circa un miliardo: “L’obiettivo è attrezzare la Sicilia a ricevere navi gasiere e dare flessibilità di fornitura di gas”.

L’associazione ambientalista Mareamico, ha accolto con favore il parere del soprintendente Benfari, che nel dettaglio ha sottolinea come “non è possibile concedere alcuna autorizzazione paesaggistica”, perché nelle vicinanze dell’area individuata per la costruzione del rigassificatore sussistono beni paesaggistici e culturali di elevata importanza.

Inoltre la nota della Soprintendenza evidenzia che le scelte già avviate nel solco della valorizzazione turistica della zona, di certo, cozzano con il rigassificatore.

“La presenza dell’impianto al margine della “buffer zone” del sito Unesco nell’immediatezza delle sue propaggini sud occidentali – scrive Benfari – rappresenterebbe un ostacolo e un danno concreto alla valorizzazione attraverso la limitazione della fruizione delle emergenze archeologiche, storico, artistiche, naturalistiche, paesaggistiche, che si sviluppano in continuità territoriale con l’area archeologica di Agrigento, già a partire dalla falesie di argille azzurre sul mare africano di pirandelliana memoria, nella contrada del Caos, tutelata con la casa natale di Luigi Pirandello”.

Chiare le motivazioni tecniche di Benfari che cita –  la casa tutelata – Pirandello, ma forse la citazione più appropriata sarebbe il suo “Così è se vi pare”, che in questo contesto calza a pennello.