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EDITORIALE. Tra dimissioni al veleno e segreti di pulcinella


Ebbene si, come sulle Terme, come su tantissime altre cose, anche sui temi de “agrigentocentrismo” e su “Sciacca paesello come tanti in provincia di Girgenti, con una classe politica incapace”, avevamo ragione noi. 

comune_di_sciaccaOvviamente la cosa non ci stupisce per nulla, l’ennesima riconferma della bontà delle nostre considerazioni, ma in tutto ciò una cosa più che stupirci, ci ha divertito: a far saltare il segreto di pulcinella è stato il “tecnico, espressione della società civile”, ex assessore Daniela Campione.

Nella sua ormai arcinota lettera di dimissioni – che tanto ha infastidito il Sindaco Fabrizio Di Paola – ha detto infatti: “credo di avere più di una ragione per affermarlo che si stia svendendo l’autonomia e la libertà della nostra città proprio a quei poteri forti di quella politica agrigentina, che da anni ostacola la nostra crescita”.

Boom, svelato il segreto di pulcinella e svelato da una (ex)componente della stessa giunta che amministra la città.

Certo per gli addetti ai lavori la cosa non giunge affatto nuova, noi stessi avevamo parlato del ridotto ruolo politico di Sciacca a “paesello come tanti in provincia di Girgenti”, lo affermavamo nel precedente editoriale dal titolo molto evocativo: “Sciacca è un paesello come tanti!“. Ma non solo noi abbiamo avvertito il problema, diversi sono stati negli anni e negli scorsi mesi gli interventi dei consiglieri comunali che portavano all’attenzione il problema dell’agrigentocentrismo che sembra essersi impadronito della politica saccense. Ultimi, in ordine cronologico, a parlarne, sono stati i consiglieri Simone Di Paola e Enzo Sabella, che ne hanno parlato relativamente alle problematiche dell’ospedale: Sale operatorie chiuse all’ospedale di Sciacca e “agrigentocentrismo”, S. Di Paola e Sabella(PD): “Forse a qualcuno a Sciacca va bene così?”

Insomma, il problema sembra essere politicamente serio, la classe politica dirigente saccense non conta nulla. E noi ci permettiamo di pensare che ormai non conti né chi sta al governo del Comune, né chi sta all’opposizione. Quindi la politica di Sciacca sembra veramente essere in balia degli interessi politici che vengono ora da Agrigento, ora da Palermo o da Roma.

Ma provando a fare un po’ “l’avvocato del diavolo”, la cosa paradossale sembra non essere neppure il segreto di pulcinella del peso specifico dei vari gruppi politici saccensi, la cosa che veramente fa riflettere, è il fatto che tutte queste, in alcuni casi tristi, polemiche potevano benissimo essere previste, e non si è stati in grado neppure di fare questo.
Per chi mastica di politica, infatti, la nomina della professoressa Campione apparve subito una mossa curiosa, forse non troppo sveglia. Sicuramente una “faccia pulita”, sicuramente una donna con una storia ed un percorso importante dietro le spalle, ma c’è un “però”. Non perché ci sia qualcosa da ridire sulle capacità personali, al contrario, è da stimare, ma molto più perché le capacità politiche di Daniela Campione già dall’inizio non parevano sufficienti o concordanti alla gestione politica del ruolo nella giunta Di Paola.
Noi non vogliamo giudicare l’operato in sé dell’ex assessore, secondo lei ottimo: “raggiungendo in tre anni obiettivi altamente innovativi, creando servizi a favore dei disabili ed anziani e facendo crescere il livello di civiltà della nostra città, lavorando con una miriadi di progetti che hanno prodotto un volume finanziario di oltre 5.000.000,00 di euro e creato ben oltre 300 posti di lavoro”. Anche perché se c’è chi le dà pienamente ragione, c’è l’opposizione che usa toni meno trionfalistici, parlando di: “un assessore a dir poco evanescente nella presenza ed inconsistente nei risultati, a dispetto degli immaginari numeri e degli inesistenti risultati conseguiti, sparati a casaccio dalla stessa Campione nella conferenza stampa di ieri”.

Quindi sull’operato: “1 a 1 e palla al centro”, ma sulla figura dell’assessore in una giunta politica eletta a primo turno, c’è da riflettere. Un assessore che usa quasi toni da martire dicendo: “pago il prezzo per non essermi conformata al sistema, ma conservo integri inestimabili valori di libertà e dignità, gli stessi che le auguro di potere conservare nella continuazione del suo mandato (riferito al sindaco)”; un assessore che scrive: “Da 2 anni la mia persona è stata destinataria di una gogna mediatica finalizzata esclusivamente ad affondare il ruolo dell’unico assessore tecnico della giunta”; un assessore che scrive: “La sofferta decisione di accettare la nomina ad assessore tecnico, in totale contrasto con la mia formazione politica…”; un assessore che scrive: “carissimo sindaco niente è più odioso alla politica e ai poteri forti del successo delle donne e degli uomini liberi perché i risultati non sono elettoralmente controllabili”, non è e non era un assessore da nominare, meno ancora da tenere così tanto tempo.

E torniamo a dire, non c’entra nulla il lavoro svolto dall’assessore Campione; il problema è chi ha deciso di mettere dentro la propria giunta un candidato a sindaco con un’esperienza lunga e navigata come quella di Fabrizio Di Paola.

Perché le parole della Campione sono così evidentemente, e probabilmente giustamente, arrabbiate, da far risaltare tutta la capacità politica di un tecnico, che evidentemente era tecnico solo perché non accettava a priori la politica della giunta entro cui era.

In conclusione quindi, il sindaco Di Paola ha offerto alla cittadinanza una dimostrazione di cosa succede a prendere una bomba e mettersela accanto sperando non esploda: che primo o poi esplode. Esplosione che, dati i numeri evidenti ed anche un certo riavvicinamento del consigliere Giuseppe Ambrogio, è impossibile che permetta un voto di sfiducia verso il sindaco da parte del consiglio, ma che evidentemente, renderà ancora più aspro e difficile il percorso politico di questa giunta che a questo punto, attende solo la fine di questa faticosissima legislatura.