I tre partiti dell’estrema destra in Romania – uniti sotto la sigla Aur nell’opporsi agli aiuti a Kiev in nome della “pace” e nella difesa dei valori cristiani, triplicano il risultato del 2020 e uniti hanno il 32 per cento dei voti, ma per formare il nuovo governo molto dipenderà dall’esito delle elezioni presidenziali di domenica prossima
Secondo i risultati ufficiali delle elezioni legislative tenutesi ieri in Romania, relativi allo spoglio del 99,8 per cento delle schede, i sovranisti hanno triplicato il dato rispetto al voto del 2020. A scrutinio pressoché ultimato, il partito più votato è risultato quello socialdemocratico (Psd), che in Europa siede con i Socialisti e democratici che arriva al 21,1%, seguti c ol 17,9% dall’Alleanza per l’unità dei romeni (Aur), affiliato ai Conservatori e riformisti co-presieduti da Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia. Terzo con il 13,2% il Partito liberale (Pnl) che a dispetto del nome fa parte del Partito popolare europeo, di centrodestra. Quarto posto con il 12,3% per l’Unione Salvate la Romania (Usr), federato ai liberaldemocratici europei (Alde), come l’italiana +Europa o il partito di Zelensky in Ucraina.
A superare la soglia di sbarramento al 5% ci sono state anche altre due forze di destra, il nazionalista e filorusso Sos Romania (7,3%) e Pot, il “partito dei giovani” sovranista e vicino alla chiesa ortodossa (6.4%). Sarà rappresentato nel nuovo parlamento di Bucarest anche l’Udmr, il partito della minoranza ungherese, che ha ottenuto il 6,4% dei voti.
Con un’assemblea così frammentata, non sarà facile comporre una maggioranza per un governo stabile, è evidente quindi che la formazione della coalizione del nuovo governo dipenderà in gran parte dall’esito delle presidenziali. Una vittoria di Georgescu potrebbe potenzialmente dare ai partiti di estrema destra, che insieme hanno ottenuto oltre il 32% dei voti, la possibilità di formare un governo. La leader di Sos Romania, Diana Sosoaca, ha lanciato un appello all’unità tra i partiti nazionalisti: “Faccio appello a tutte le forze patriottiche, sovraniste e nazionaliste affinché si uniscano e formino un governo nazionalista, anche se di minoranza”.
Su tutto pende ancora la decisione della corte costituzionale romena, chiamata oggi a esprimersi sul voto di domenica scorsa vinto dal filo-Putin Georgescu, che sta esaminando i voti, dopo un ricorso presentato da alcuni partiti,
Redazione Fatti & Avvenimenti