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Eu e Nato spaccate dalle “linee rosse” di Orban e Erdogan mentre la Russia si “gode” la resa di Azovstal

Ankara pronta a bloccare l’ingresso di Svezia e Finlandia “spacca” la Nato e l’Ungheria che con il suo veto sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia fa lo stesso con l’Europa

Sul campo di battaglia la propaganda da entrambi le parti rende difficile capire chi sta vincendo. Di certo però i russi hanno preso possesso di gran parte del territorio del sud dell’Ucraina e difficilmente nonostante i proclami di Zelensky, che continua a ripetere che non cederà neanche un centimetro di territorio, lasceranno ciò che hanno preso, come la storia recente della Crimea ci ricorda.

Ma questa guerra appunto, si gioca oltre che con le armi, sopratutto con la propaganda e Putin oggi può dire di essere risuscito, tra minacce vere o presunti tali, fatte di tagli del gas e missili nucleari, a spaccare sia la Nato che l’Europa.

Il primo strappo è arrivato dal primo ministro ungherese, Viktor Orban, nel suo discorso inaugurale in Parlamento dopo la sua rielezione a capo del governo:L’Ungheria – ha detto Orban – non porrà il veto a sanzioni alla Russia nell’interesse dell’unità europea fino a quando non sarà oltrepassata la linea rossa, ovvero non sarà in pericolo la sicurezza energetica del Paese”. Spiegando poi che l’Ungheria non potrà fare a meno del petrolio russo almeno per i prossimi cinque anni.

Il premier ungherese ha anche spiegato che quella dell’embargo al petrolio è la linea rossa che farebbe scattare il veto alle sanzioni, tant’è che da quasi 15 giorni il sesto pacchetto è bloccato proprio per il “No” secco di Budapest. “L’Europa oggi non ha mezzi per affrontare la guerra nel suo vicinato. – Ha rincarato Orban, bacchettando i suoi colleghi europei – In assenza di ciò, i leader del continente sono convinti che le sanzioni possono mettere in ginocchio la Russia, abbiamo portato il Paese nella Nato nel 1999, ritenendolo il punto fermo da cui poter costruire la strategia di sicurezza dell’Ungheria, tuttavia la Nato non può e non deve partecipare alla guerra”.

Alla spaccatura nell’Eu che ormai è nei fatti, ora si aggiunge quella nella Nato. Il presidente della Turchia Erdogan, venerdì scorso ha di fatto sconfessato il segretario generale dall’Alleanza Atlantica Stoltenberg che ha dichiarato che “Con Svezia e Finlandia nella Nato ci sarebbe maggior sicurezza”, dicendosi sicuro che i Paesi sarebbero stati accolti in poche settimane.

Poco dopo infatti è arrivato il veto di Erdogan, che dalle parole usate è parso netto. “Non diremmo di sì alla loro adesione alla Nato, senza offesa”, ha detto il presidente turco, “da entrambi i Paesi non c’è un atteggiamento chiaro nei confronti delle organizzazioni terroristiche”. Ed ha aggiunto: “Verranno lunedì, verranno a convincerci? Non si diano pena, non diremo di sì all’ingresso nella Nato, un’organizzazione di sicurezza, a coloro che impongono sanzioni alla Turchia”.

Parole di Erdogan in risposta alle dichiarazioni del ministro della difesa svedese Peter Hultqvist: “Manderemo una delegazione di diplomatici per discutere della situazione con la Turchia e trovare una via d’uscita”. Una Mission impossible, soprattutto dopo che anche il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha definito “inaccettabile e oltraggiosa” la domanda, alla luce del sostegno dei due Paesi a persone di cui Ankara chiede da anni l’estradizione, anche alla luce del fatto che il Pkk è inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche di Usa e Ue.

In pratica il solo veto di Ankara basta a bloccare l’ingresso di Svezia e Finlandia, altrimenti destinate al cosiddetto ‘periodo grigio’, vale a dire il lasso di tempo che trascorre dalla approvazione della richiesta all’ingresso nella Nato, durante il quale il sistema di difesa collettivo non entra in vigore.

Due linee rosse che al momento sembrano non superabili, che stanno spaccando Nato ed Europa, cosa che sicuramente non dispiacerà a Putin che si sta ancora “godendo” la resa dei 264 soldati ucraini da 82 giorni intrappolati nell’acciaieria di Azovstal,