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Favignana (Tp). Arrestati Sindaco e Comandante Municipale: maxifrode e “multe a chi non l’aveva votato”


Due milioni di euro di danno erariale e accuse pesanti per buona parte della “classe dirigente” di Favignana. La Guardia di Finanza ha scoperto una maxifrode per la fornitura di acqua nell’isola, che hanno portato all’emissione di 11 misure cautelari con ben 24 indagati.

Un clima degno dei film di Cetto La Qualunque, ma drammaticamente vero, quello scoperto dalla Guardia di Finanza a Favignana, che ha portato agli arresti domiciliari per il Sindaco dell’Isola Giuseppe Pagoto – accusato di corruzione, abuso d’ufficio, falso, frode in pubbliche forniture, truffa – , il comandante del locale corpo di Polizia Municipale, Filippo Oliveri, l’ex vice sindaco Vincenzo Bevilacqua e Antonia Vittozzi, dipendente della società che si occupa dell’approvvigionamento idrico dell’isola sulla base di un appalto ottenuto dal ministero della Difesa.

L’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla procura di Trapani è partita dalla denuncia di un anonimo che nel settembre 2017 segnalava una “non trasparente gestione del Comune di Favignana” e le intercettazioni hanno svelato un “quadro di generale e diffusa illeicità al Comune”, dicono gli inquirenti.

Dalle indagini sono emerse, come accennato, situazioni degne dei film di Antonio Albanese, con il Sindaco che per assicurarsi la rielezione, due anni fa, aveva dato ordine di non fare multe ai commercianti durante la campagna elettorale. Appena rieletto però ci fu la “resa dei conti” con chi non lo votò o lo osteggiò, con una pioggia di multe salate.

Quello su cui più i militari della GdF si sono concentrati però è la maxi frode emersa rispetto all’acqua potabile che arrivava sull’isola: le navi avrebbero infatti scaricato una quantità inferiore di acqua potabile rispetto a quella segnata nei documenti ufficiali. In cambio dei mancati controlli il sindaco e altri esponenti politici avrebbero ottenuto soldi – poi distribuiti ad associazioni vicine – o assunzioni di favore.

“Alcuni funzionari comunali hanno omesso volutamente l’effettuazione dei controlli sul quantitativo di acqua potabile trasportata e scaricata dalle navi – scrive la Guardia di Finanza – inoltre sarebbe stata attestata falsamente la fornitura di quantitativi superiori a quelli effettivamente erogati, rappresentando al Dipartimento Acqua e rifiuti dell’assessorato regionale Energia un fabbisogno di acqua potabile artatamente gonfiato”.

Contestazioni inoltre, anche sulla gestione dell’Area marina protetta: l’ex direttore è accusato di corruzione, “in concorso col sindaco”, per l’assegnazione di alcuni servizi a due cooperative sociali di Favignana. Il sindaco Pagoto avrebbe garantito la stabilizzazione del personale, in cambio dell’assunzione di suoi sostenitori politici.

“Il sindaco ha ricompensato il direttore pro tempore dell’Area protetta elargendogli somme di denaro pubblico ed altre utilità non dovute – scrive il comando provinciale della Guardia di Finanza di Trapani – come ad esempio il rimborso spese connesse a numerosi viaggi effettuati per finalità private al di fuori della Sicilia, fatti surrettiziamente figurare come missioni istituzionali”.

La Finanza ipotizza un danno erariale di circa 2 milioni di euro. L’inchiesta ,coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Agnello e dai sostituti Rossana Penna e Matteo Delpini, ha portato all’emissione di 11 provvedimenti cautelari e vede ben 24 indagati. Disposto l’obbligo di dimora a Roma e sei mesi di interdizione dai pubblici uffici per Stefano Donati, l’ex direttore dell’Area Marina protetta della Egadi. Il divieto di dimora a Favignana e l’interdizione sono stati imposti all’assessore Giovanni Sammartano e al dipendente comunale Giovanni Febbraio. Obbligo di dimora a Palermo e interdizione per Gaetano Surano, dipendente dell’Eas, l’Ente acquedotti siciliano. Interdizione per Francesco Martorana, Angelo Ribaudo ed Emiliano Vitiello, comandanti delle navi che portano l’acqua a Favignana.