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Francia. Non passano mozioni sfiducia ed è caos: proteste in tutto il Paese e la polizia carica anche i giornalisti VIDEO

Il parlamento francese  per soli 9 voti ha bocciato le mozioni di sfiducia contro la riforma delle pensioni e questo ha scatenato la furia dei manifestanti. L’opposizione intanto ha già depositato la richiesta di referendum abrogativo

Tutta la Francia è in rivolta, nelle piazza e nelle strade di diverse città da Parigi a Lille a Lione e Tolosa, migliaia di persone protestano al grido di “Macron dimettiti”.

A Parigi non appena è arrivata la notizia della bocciatura delle mozione, centinaia di manifestanti hanno cominciato a raccogliersi vicino all’Assemblea nazionale e sono iiziati gli scontri con la polizia. Gli studenti hanno occupano le università, nei pressi della stazione di Saint-Lazare, a sempre Parigi, i manifestanti hanno dato fuoco ad alcuni cassonetti e ai sacchi della spazzatura che ormai da giorni sono accumulati vari quartieri della città in seguito allo sciopero dei netturbini.

La situazione è caotica, tanto che la polizia ha caricato anche alcuni giornalisti. Nelle immagini pubblicate su Twitter dal reporter free lance Clèment Lanot si vedono alcuni giornalisti caricati violentemente dalla polizia durante gli scontri che sono seguiti all’adozione della riforma delle pensioni da parte del parlamento francese. I reporter gridano: “Siamo della stampa” per cercare di fermare gli agenti.

Sul fronte politico invece la questione per Macron è tutt’altro che conclusa, le opposizioni hanno già depositata la richiesta di un referendum abrogativo. La richiesta di referendum per abrogare la legge di riforma del sistema pensionistico che eleva da 62 a 64 anni l’età di uscita dal mondo del lavoro, è stata inviata alla Corte Costituzionale ed è stata firmata da 250 deputati e senatori e presentata alla presidente dell’Assemblea nazionale, Yael Braun-Pivet. Secondo Le Figaro, è stata ritenuta ammissibile ed è stato già inviata alla Corte costituzionale, che adesso ha un mese di tempo per esaminarla. Dopo la presentazione, il Consiglio deve verificarne l’ammissibilità. Poi potrebbe iniziare la raccolta delle firme dei cittadini, nel tentativo di raggiungere un decimo dell’elettorato, cioè 4,87 milioni di firme, entro nove mesi, per aprire la strada a un referendum.