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G20. Incontro Biden-Xi: un muro contro muro con strette di mano e tanta propaganda

Mentre i media occidentali propagandano di improbabili intese tra Xi e Biden in chiave anti-russa, la verità è che dopo tre ore di negoziati nessuna intesa è stata raggiunta se non su dichiarazioni di circostanza, mentre le provocazioni USA su Taiwan crescono come cresce l’irritazione cinese. Biden inoltre ha fatto richieste a Xi che non sono di sua competenza, come uso armi nucleari in Ucraina e test missilistici nordcoreani

Un incontro durato tre ore, che ha toccato vari temi caldissimi di politica internazionale con nessun comunicato congiunto finale e dichiarazioni separate. Basterebbe questo per tirare le somme dell’incontro di ieri tra il Presidente cinese Xi Jinping ed il suo omologo americano Joe Biden.

Mentre infatti gran parte dei media occidentali hanno sfruttato l’incontro come parte della complessa campagna di propaganda anti-russa per la guerra in Ucraina, la verità e l’importanza dell’incontro sono state poste in secondo piano. Per i mass media occidentali chiaramente, in questo momento, è importante far apparire all’opinione pubblica occidentale la Russia isolata anche dai suoi alleati e comunque sempre perdente, con “fonti governative cinesi anonime” che sempre dalle colonne della stampa occidentale incolpano il Cremlino di non aver informato Pechino dei suoi piani segreti di entrata in conflitto diretto con Kiev, non permettendo ai cinesi di organizzare in anticipo l’evacuazione di 6mila cittadini cinesi in Ucraina. Del resto, evacuare seimila cinesi dell’ucraina non avrebbe insospettito minimamente Kiev.

Ma anche prendendo per buona questa crepa nelle relazioni “solide come la roccia” (cit. governo cinese), tra Mosca e Pechino, viene comunque difficile credere che la Cina possa preferire gli Usa alla Russia. Se non altro perché il Pentagono, con un documento strategico datato appena 27 ottobre 2022, ha espressamente dichiarato di considerare la Cina una minaccia ben più pericolosa a livello strategico, economico e militare rispetto alla Russia.

Superate queste doverose premesse, basta analizzare i pochi punti d’incontro tra Biden e Xi per capire che aria tira. Si è scritto e detto che entrambi i leader hanno rifiutato “una nuova guerra fredda”. E certo, perché una “guerra fredda” viene dichiarata pubblicamente. Ovvio! E poi chi penserebbe mai a una guerra fredda tra Cina e Usa? Complottismo. Le esercitazioni militari cinesi al largo di Taiwan? Scherzi da prete. La vendita di armi USA a Taipei da parte degli USA tipo “Kiev2.0”? Semplice commercio senza secondi fini, come senza secondi fini sono le visite delle istituzioni USA al governo di Taipei e le portaerei americane nello stretto di Taiwan.

Altra “grande” intesa è stata raggiunta sulla guerra in Ucraina. Dove la Cina non ha voce in capitolo se non come “amica” di Mosca. Del resto la mediazione cinese ha dimostrato di essere molto meno efficace di quella Turca, che al contrario, si sta estendendo su varie questioni spinose per Mosca, tanto che se ne parla anche in merito alla Transinistria.

“La Cina – ha detto il presidente cinese Xi – è estremamente preoccupata per l’attuale situazione, dimostra che i conflitti non producono vincitori, che non vi sono soluzioni semplici a questioni complesse e che il confronto tra i principali Paesi deve essere evitato”. Una dichiarazione, certamente tradotta e sitentizzata all’occidentale, ma che ancora riporta il punto di vista cinese, per chi vuole vederlo: che la Cina sia preoccupata vuole dire tutto e niente; che i conflitti non producono vincitori è un monito per l’Occidente a non sfidare il dragone cinese e cercare una via diplomatica meno costosa, sia in termini di costi diretti che di crisi economiche/energetiche che possono scatenarsi; che non ci sono soluzioni semplici a problemi complicati, oltre che filosofia orientale, è anche un altro monito a non credere che all’occidente basti “sanzionare” le nazioni ostili o pagare, foraggiare una parte in causa, per vincere una guerra per procura e quindi danneggiare i propri nemici: se si cerca un accordo, qualcosa bisogna sempre cedere; che il confronto tra potenze vada evitato, beh, significa che quello che sta succedendo a causa della guerra i Ucraina sembrerà un felice ricordo rispetto a cosa accadrebbe se i giganti si scontrassero direttamente.

La Casa Bianca ha poi rivendicato una vittoria di Pirro di stampo propagandistico dicendo che entrambri i leader hanno concordato che in Ucraina “non si devono usare le armi nucleari”. Come se le decisioni di Putin di usare un’arma nucleare o meno in Ucraina sia qualcosa su cui Biden o Xi possano mettere bocca. Certo, la Cina può fare pressioni amiche, dato che le sanzioni sono servite solo a far spianare l’Ucraina per nove mesi di seguito, ma il punto quì è un altro. Perché mai Putin dovrebbe voler usare l’atomica? Nell’arsenale ha armi migliori, purtroppo. Un’atomica anche se solo tattica e non strategica è un fastidio da usare. Dove dovrebbe lanciarla? Vicino ai propri confini? Sulle regioni che ha annesso e ora, secondo la stessa legge del Cremlino, fanno parte della Federazione Russa? O forse dovrebbe cancellare Kiev dalla faccia della terra, cancellando centinaia di anni di storia, diventando letteralmente “il mostro” il “nemico pubblico numero uno”? Certo potrebbe andare vicino Kiev, risparmiarla, ma mica può bombardare a Nord verso la Bielorussia, dovrebbe quindi sganciare in direzione dei confini Nato-Europei – e data la situazione, stare col metro in mano ha poco senso, la Nato la prenderebbe comunque come un’aggressione -, bel modo per scatenare una guerra mondiale dando il via da subito all’impiego di arsenale atomico.

Quindi Putin dove scegliere tra, – ipoteticamente, noi speriamo per la pace e la fine immediata di tutte le ostilità – sganciare un’atomica che nella migliore delle ipotesi lo renderebbe “il mostro” a livello globale e nella peggiore scatenerebbe addirittura la terza guerra mondiale, oppure spianare l’Ucraina – come ha fatto in questi ultimi mesi – finché non si arrende, a colpi di missili, bombardamenti a grappolo e armi termobariche che per fortuna non ha ancora usato in massa. Chissà cosa sceglierà, del resto il presidente russo non è mica conosciuto per essere un astuto calcolatore.

Che poi, a ben guardare, la visioni cinese sull’Ucraina, almeno di facciata ha sempre fatto riferimento all’integrità territoriale da preservare in tutte le nazioni. E il perché non è da legare a crepe nei rapporti con la Russia o improbabili alleanze con l’Occidente o con Kiev. Pechino rivendica la politica di “una sola Cina”, sopratutto verso Taiwan ed i suoi rapporti con gli Stati Uniti. Quindi non può appoggiare né un’invasione né un’operazione militare speciale né un referendum, almeno non pubblicamente e ufficialmente.

Proprio su Taiwan c’è stato il muro contro muro più duro, come ovvio che fosse: Xi ha messo in chiaro i suoi paletti, spiegando che l’isola “è la prima linea rossa per noi e non deve essere superata”. Dicendo inoltre che “la pace e l’indipendenza di Taiwan sono inconciliabili come l’acqua e il fuoco”. Ricordiamo che a dirlo è stato un presidente che ha dimostrato la sua vittoria politica interna buttando fuori dal congresso del partito il suo “fastidioso” predecessore davanti alla stampa internazionale. Un po’ diverso da Biden che ha festeggiato di non aver perso pure il senato, oltre che la camera.

Dal canto suo però, il presidente americano ha ribadito che gli Usa si oppongono ad azioni “aggressive e coercitive” contro Taipei ma si è anche detto convinto che non ci siano segnali di una “imminente” aggressione di Pechino. Del resto siamo a fine 2022, le presidenziali del 2024 sono discretamente vicine e per la sua amministrazione ed i dem USA aprire un altro fronte su Taiwan contra la Cina – dopo l’Ucraina – potrebbe essere una catastrofe. Probabilmente una catastrofe per tutto l’Occidente o per il mondo.

I media hanno poi annunciato che si è parlato di “compromessi” e che le due amministrazioni hanno deciso di formare un “team di contatto” per comunicare più frequentemente e tempestivamente. Inutile dire che questo genere di iniziative si aprono velocemente e spesso finiscono nel momento in cui sorge l’ennesima crisi. Sui discorsi sul clima soprassediamo direttamente.

Biden ha inoltre chiesto che la Cina cerchi di convincere la Corea del Nord che un altro test nucleare è inaccettabile. Tuttavia, comprendendo forse che la Corea del Nord non è uno stato fantoccio a differenza di ciò che la stampa occidentale crede, ha precisato: “Beh, prima di tutto, è difficile dire che io sia certo che la Cina possa controllare la Corea del Nord”.  Biden ha inoltre avvertito le eventuali contromisure USA su Pyongyang non saranno contro la Cina, ma volte solo a mandare un messaggio alla Corea del Nord. Un discorso che lascia il tempo che trova, verrebbe da dire: evidente che la Cina valuterà le azioni USA una volta effettuate.

Va detto che oggi stesso il Ministero degli Esteri cinese ha comunicato che Mosca e Pechino collaboreranno per facilitare il diaologo nella penisola coreana. Un segnale che non sembra arrivare a caso, anche perchè Pyongyang – storica alleata di Mosca –  in questi mesi di guerra in Ucraina soprattutto, ha pubblicamente dichiarato più volte la sua vicinanza alla Russia.

Alla fine di tre ore di intenso confronto anche Pechino ha commentato dicendo che: “entrambi i leader ritengono che l’incontro sia stato sincero e costruttivo”. Ma pare ovvio che i rapporti tra le due nazioni non siano sostanzialmente cambiati, sono stati aperti nuovi canali diplomatici, ma plausibilmente possono essere chiusi con la stessa velocità con la quale sono stati aperti. Le linee rosse sono rimaste invariate, semplicemente gli USA non vogliono ritrovarsi contro un orso e un dragone contemporaneamente. E questo lo sanno pure a Pechino. Tutto qui.