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Gasdotto Nord Stream chiuso costa all’EU 1.000 miliardi di euro e nel 2023 a rischio luce e riscaldamento

Anche considerando le nuove forniture, circa 20 miliardi di metri cubi di gas di fabbisogno europeo resteranno scoperti: lo spettro di tagli e razionamenti di energia e riscaldamento si avvicina

Dopo un’estate caldissima che per via dei condizionatori non ha aiutato sul fronte del risparmio energetico e che ha messo in crisi nazioni come la Germania a causa dei fiumi in secca e della conseguente impossibilità di utilizzare le vie fluviali per approvigionarsi in carbone e mandare così avanti le centrali, adesso Standard and Poor’s avverte: “le società europee di elettricità e gas ora devono affrontare un inverno ancora più rigido a causa della chiusura a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream 1”.

A piena capacità il gasdotto russo è infatti in grado di coprire il 12% della domanda di gas in Europa, ma con il fermo a tempo indeterminato e la decisione dei governi – in panico approvigionamento – di stoccare gas in riserva “a qualunque costo”, fa sì che il prezzo del gas resti assai elevato anche nei prossimi mesi. Anche perché, spiegano da S&P Global, di alternative attuali ce ne sono poche, considerata: “la bassa disponibilità di energia da fonte idroelettrica nell’Europa meridionale, la bassa produzione di nucleare in Francia, il lento aumento della generazione di energia dal carbone e la lentezza di abitazioni e uffici a moderare i consumi”.

Per questo S&P Global stima che la bolletta energetica europea supererà i livelli pre-pandemici di oltre 1.000 miliardi di euro, con conseguente effetto deprimente sui rating delle utilities: nel 2022 S&P Global ha già effettuato 12 downgrade, la stessa cifra del 2020, del 2014 e del 2013 (nel crack dei mercati del 2009 il livello fu di 39 casi).

Ma purtroppo non finisce qui. Da gennaio 2023 il rischio per l’Europa è di restare senza luce né riscaldamento: l’Europa dovrebbe infatti “sostituire oltre tre quarti delle forniture russe nel 2021, ovvero circa 110-120 miliardi di metri cubi all’anno”. E qui sorge il problema, detto in soldoni infatti, pur considerando tutte le contromanovre messe in campo dallUnione Europea e il fatto che Yamal e TurkStream dovrebbero rimanere attivi, secondo i calcoli degli analisti, dei 170 miliardi di metri cubi di gas che consuma l’Europa all’anno, ne restano circa 20 miliardi scoperti dalle nuove forniture. E questo significa tagli e razionamenti di energia e riscaldamento.

I tecnici S&P Global fanno i calcoli sulla Germania, dove “se le famiglie riusciranno a tagliare i consumi del 16% – un tasso senza precedenti – e questo inverno si esaurisce lo stoccaggio al 20% – un livello che aumenterà i rischi per l’anno successivo – , l’industria dovrebbe tagliare la domanda del 25%”, quindi si parla di un vero e proprio taglio forzato della produzione, con disastrosi impatti sull’economia e sull’occupazione.