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Gaza. Negoziati a un punto morto: Hamas non accetta le nuove condizioni di Israele e i negoziatori vanno vai dal Cairo

”Israele ha posto nuove condizioni per accettare l’accordo e ha fatto marcia indietro su quanto concordato in precedenza. La delegazione ha informato i mediatori della nostra posizione: non accetteremo ritiri da quanto concordato il 2 luglio o nuove richieste”

Lo ha dichiarato l’alto funzionario di Hamas Osama Hamdan al canale Al-Aqsa aggiungendo che la delegazione è andata via dal Cairo. Anche i negoziatori israeliani ieri sera sono tornati in Israele, dove discuteranno i prossimi passi con il primo ministro Benjamin Netanyahu.

Un segnale che le trattative sono un ad un punto morto lo ha dato il forte boato che ieri sera si è sentito a Tel Aviv, dove proprop mentre i delegati tornavano dal Cairo, è scattato l’allarme antiaereo a Rishon Lezion per l’arrivo di un razzo. Dopo il boato, le Brigate Al-Qassam – braccio armato di Hamas – hanno annunciato di aver attaccato Tel Aviv con un missile M90 “in risposta ai massacri israeliani contro i civili e allo sfollamento del popolo palestinese”, riporta Al Jazeera. Secondo fonti israeliane, il razzo non è stato intercettato dalle difese aeree, ma non avrebbe fatto danni perché caduto in un’aera non abitata.

Nonostante un alto funzionario di Hamas abbia detto che non verranno accettate le nuove condizioni poste da Israele, l’emittente israeliana Channel 12 citando funzionari a condizione di anonimato ha detto che negoziati al Cairo ”stanno procedendo nella giusta direzione”, spiegando che il leader di Hamas Yahya Sinwar è sottoposto a forti pressioni affinché accetti l’accordo.

Affermazione da prendere con le pinze, anche in considerazione delle dichiarazioni del primo ministro israeliano Netanyahu che continua nella strategia ormai consolidata di gettare benzina sul fuoco proprio mentre sono in corso le trattative,

Netanyahu ha mandato un messaggio a “Nasrallah a Beirut e Khamenei a Teheran, dicendo che devono sapere che l’attacco preventivo di Israele contro centinaia di lanciarazzi in Libano non è che ”il primo passo per cambiare la situazione nel nord” dello Stato ebraico e per permettere ”il ritorno dei nostri residenti in sicurezza nella loro case” al confine con il territorio libanese. 

”La storia non è ancora finita”, ha avvertito Netanyahu. “Hezbollah ha cercato di attaccare lo Stato di Israele con razzi e droni. Abbiamo ordinato alle Idf di effettuare un potente attacco preventivo per eliminare la minaccia”, ha affermato il primo ministro israeliano.

La risposta al primo ministro israeliano è arrivata immeditata, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah ha detto: ”L’esercito di Israele ha superato tutte le linee rosse” attaccando Dahyieh e uccidendo vari civili libanesi, sottolineando che ”fin dall’inizio abbiamo deciso di non colpire obiettivi civili nonostante Israele prenda di mira civili in Libano. Noi vogliamo proteggere i civili in Libano ed è per questo che non prendiamo di mira civili in Israele”.

In un discorso trasmesso dalla tv legata al gruppo libanese Nasrallah ha sottolineato che ”Israele e non Hezbollah è responsabile della escalation” nella regione. ”La rappresaglia” di Hezbollah nei confronti di Israele per l’uccisione del comandante Fuad Shukr ”è stata rinviata per vari motivi, tra cui la mobilitazione militare di Stati Uniti e Israele”, ha spiegato.

Hezbollah ha deciso di ”non colpire obiettivi civili e infrastrutture israeliane” nell’operazione mirata a vendicare ”l’uccisione del comandante” Shukr, ma mirava a ”colpire siti militari vicino a Tel Aviv”, ha affermato Nasrallah. ”Avevamo deciso di colpire la base dell’intelligence militare israeliana”, ha aggiunto.