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Guerra anche religiosa in Ucraina. Zelensky sospende cittadinanza a 13 sacerdoti ortodossi del Patriarcato di Mosca: Chiese confiscate

Dopo la “caccia” attuata dai servizi segreti ucraini del SBU, adesso è Zelensky direttamente a reprimere la Chiesa Ortodossa ucraina che segue il Patriarcato di Mosca, confiscando anche le strutture religiose e consegnandole alla Chiesa voluta da Kiev

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto presidenziale – non reso pubblico integralmente – per ordine del quale è stata sospesa la cittadinanza ucraina a 13 sacerdoti della Chiesa Ortodossa ucraina dipendente dal Patriarcato di Mosca.

Quella tra il governo di Kiev ed il Patriarcato Ortodosso di Mosca, una delle massime autorità mondiali della Chiesa Ortodossa, è ormai da tempo una guerra senza quartiere.

Nei mesi scorsi sono state molteplici le perquisizioni e le incursioni da parte degli uomini in divisa militare del SBU, il servizio segreto ucraino, in varie chiese ortodosse – da secoli – dipendenti dal Patriarcato moscovita. 

A seguito di tali perquisizioni, durante le quali sarebbero anche stati fermati dei sacerdoti, sarebbero stati ritrovati passaporti russi, denaro contante e presunto “materiale propagandistico russo”.

Le autorità di Kiev hanno così requisito gli edifici religiosi degli ortodossi dipendenti dal Patriarcato moscovita, dandoli ai sacerdoti della Chiesa Ortodossa dell’Ucraina creata nel 2018-2019 dopo lo scisma con la Chiesa moscovita. Una mossa grave che sta causando un vero e proprio scontro religioso in Ucraina. Addirittura la messa di Natale del Patriarca di Kiev è stata tenuta nella Cattedrale del Monastero delle Grotte, storicamente dipendente dal Patriarcato di Mosca ed appena sequestrato dal governo di Kiev.