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Hamas ha consegnato altri 4 corpi di ostaggi ma senza il solito show. Israele rilascia parte dei deteniti


Nella tarda sera di ieri, mercoledì 26 febbraio, Hamas ha restituito i corpi di quattro ostaggi morti durante la prigionia. Israele in cambio, dopo l’identificazione dei corpi libererà  620 detenuti palestinesi che avrebbe dovuto liberare sabato scorso

Tra Hamas e Israele, nella giornata del lutto e dell’ira, per la morte di Shiri Bibas e dei due figlioletti sul fronte diplomatico si è aperto uno spiraglio.  Hamas ha consegnato le 4 bare, che dovrebbero contenere i resti di Tsahi Idan, Ohad Yahalomi, Itzik Elgarat e Shlomo Mantzur, in un luogo lontano dai riflettori e senza la presenza di pubblico, in un’area vicina a un cimitero, che sono state prese in consegna dal personale della Croce Rossa e poi li hanno consegnate alle forze israeliane al valico di Kerem Shalon.

Israele  così come concordato, effettuerà l’identificazione forense dei corpi nei pressi del confine per determinare i corpi siano dei quattro ostaggi. Se Hamas ha mantenuto i patti Israele rilascerà i 620 prigionieri palestinesi,151 dei quali erano stati condannati all’ergastolo o a pene molto lunghe. 

 In Israele ieri è stata una giornata di lutto,  si sono tenuti i funerali dei piccoli Shiri, Ariel e Kfir Bibas, davanti a migliaia di persone che hanno atteso sulla strada verso il kibbutz di Nir Oz il passaggio dei tre feretri, una marea arancione, colore divenuto simbolo della tragedia dei due fratellini dai capelli rossi. Per volontà della famiglia, i funerali si sono tenuti in forma privata, ma sono stati trasmessi in diretta streaming. Commoventi le parole di Yarden, marito di Shiri e padre dei bambini, unico sopravvissuto della famiglia: “Mi dispiace di non essere riuscito a proteggervi tutti”, ha detto in quella che è stata prima di tutto una dichiarazione d’amore alla moglie e ai bambini.

Durissima invece la sorella di Yarden, Ofri. “Avrebbero potuto salvarvi, ma hanno preferito la vendetta”, ha detto puntando chiaramente il dito contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo, “il perdono non ha senso prima che i fallimenti siano indagati e tutti i dirigenti si assumano le proprie responsabilità”.

Ma anche i palestinesi piangono i loro bambini,  a Gaza una bambina di un mese e mezzo è morta per il freddo ed è già il settimo caso in pochi giorni. In Cisgiordania continua a salire la tensione. Cinquanta persone sono state fermate tra la notte e le prime ore di oggi. Il commissario generale di Unrwa, Philippe Lazzarini, ha parlato di un “capo di battaglia” su cui dall’inizio del 2024 sono rimasti almeno cinquanta palestinesi.

Ma la situazione potrebbe degenerare, venerdì inizia il Ramadan e  Israele ha imposto regole durissime che innescheranno reazioni: niente preghiera alla Spianata delle Moschee per gli uomini sopra i 55 anni e le donne sopra i 50. Per l’Anp è una prevaricazione. Difficile valutare le conseguenze.PubblicitàPubblicità