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I BRICS diventano 7, aderiscono Argentina ed Iran: fallisce l’obiettivo degli Stati Uniti di isolare la Russia

I Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) che hanno appena concluso il XIV vertice e rappresentano il 42% della popolazione mondiale con il 24% del Pil globale, diventano sette: Argentina ed Iran chiedono di entrare nel gruppo

Con l’adesione di Argentina ed Iran il gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) avrà un potenziale di 3 miliardi e 400 milioni di consumatori, circa 8 volte di più di quelli dell’UE. Una situazione che sconfessa gli Stati Uniti e la Nato, convinti che con le sanzioni riusciranno ad isolare la Russia.

Il mantra che Joe Biden, Boris Johnson e molti leader europei da febbraio ripetono all’infinito è che “la Russia non deve vincere” e per fermarla militarmente sono convinti che bisogna isolarla economicamente. Ma le parole restano tali, nonostante i milioni di dollari stanziati dagli americani e i milioni di euro dell’Europa, oltre all’invio di imponenti forniture di armi, Mosca segna vittorie in campo militare, con il rischio che la guerra possa oltrepassare i confini ucraini. Ormai non ci sono dubbi che i russi stiano sfondando in Donbass così come è ormai palese che l’isolamento di Mosca nel mondo è un’illusione dell’occidente.

La realtà è che la Russia è un paese con un’estensione territoriale enorme, stracolmo di materie prime e minerali, in grado di assicurare ai suoi 150 milioni di cittadini sicurezza energetica e alimentare per secoli. Ha un debito netto pari a zero, enormi riserve auree, surplus commerciale e mercati di sbocco alternativi, leggasi Cina ed India, in forte crescita.

I Brics di cui la Russia è uno dei maggiori soci, hanno discusso di avviare un sistema alternativo allo swift, ad avere un paniere di valute alternativo al dollaro e dell’aumento delle forniture di gas, petrolio e grano russi a Cina e India in cambio di investimenti cinesi nel settore auto russo nonché dell’entrata in Russia delle grandi catene di supermercati indiani. Primo effetto: la UltraTech Cement, colosso del cemento indiano, ha appena saldato un carico di carbone russo in yuan, la valuta cinese.

L’ingresso dell’’Iran nel Brics avrà un peso determinate, l’Iran infatti è il quarto paese al mondo per riserve petrolifere (c’è chi ritiene che dopo la scoperta di nuovi giacimenti nella zona di Ahvaz sia addirittura il terzo). Non meno importante l’ingresso dell’Argentina, il cui presidente Alberto Fernández intervenendo al summit, ha definito i Brics “una piattaforma capace di sviluppare un’agenda su un futuro migliore e più giusto”.

Definire la Russia inserita nel Brics isolata non ha alcun senso, oltretutto Putin si sta muovendo verso ogni altra parte del mondo che non è assoggettata agli USA, In questo senso qualche giorno addietro, il presidente russo, ha ricevuto Joko Widodo, presidente dell’Indonesia, garantendogli maggiori esportazioni di petrolio, grano e fertilizzanti. La strategia di Mosca è chiara, guardare ai Paesi più popolosi al mondo, in primis Cina, India ed Indonesia che sono rispettivamente il primo, il secondo e il quarto.

Stati uniti ed Europa insistono sull’efficacia delle sanzioni alla Russia, ma ad oggi non hanno portato né a rapidi negoziati, né al collasso dell’economia russa, né alla caduta di Putin, anzi hanno ottenuto l’effetto contrario. Persone che prima erano contro Putin oggi lo vedono come il solo leader. Si tratta per lo più sessanta-settantenni che hanno vissuto sulla loro pelle la disgregazione dell’Urss e la miseria dell’era Eltsin e Putin ha ridato loro forza e l’orgoglio di una nazione forte.

A girare per Mosca la sensazione è che gli effetti delle sanzioni si sentono più psicologicamente che economicamente, i prezzi sono si aumentati, ma molto meno di quanto non siano aumentati in Europa. Il rublo è forte come mai prima di adesso e le persone vivono normalmente affollando i ristoranti, i parchi pubblici e i centri commerciali, dove i negozi di abbigliamento occidentale sono stati sostituiti da marchi russi.

Qualcuno obietterà che Mosca non è tutta la Russia ed è vero, ma più ci si allontana dalla capitale e più nonostante gli effetti delle sanzioni si sentano maggiormente aumentano i sostenitori di Putin, a Mosca è difficile vederne una “Z” sulle auto, ma nelle periferie sono affisse sui muri ai bordi delle strade e persino sulle vetrine dei negozi.

Le sanzioni non spaventano i russi ed anzi qualcuno ringrazia noi occidentali. “Ben vengano le vostre sanzioni, così finalmente torneremo a produrre noi quel che finora compravamo in Europa”, dice Aleksander, ristoratore di Volgograd, secondo cui il vero ostacolo alla pace siano gli Stati Uniti e che le sanzioni alla lunga favoriranno il suo Paese: “Importavo centinaia di chili di burrata dall’Italia ogni anno. Ora non posso più farlo. È venuto un italiano, ci ha spiegato come farla e adesso la produciamo noi”.

I leader europei continuano ad insistere con le sanzioni ma ad oggi gli obiettivi non sono stati raggiunti e le parole negoziato, accordi, reciproche concessioni sono sparite dai vocabolari.