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Ieri sera Talk&Show, quella spensierata comicità di una volta


Un’ora e mezza di risate a crepapelle. Non ci sono giudizi più veritieri e sintetici circa lo spettacolo di ieri sera portato in scena al Teatro Samonà di Sciacca da Gianfranco D’Angelo e Demo Mura.

Risate, tante; ma anche momenti ricchi di riflessione e spazio ai sentimenti più profondi dell’uomo, in un spettacolo vivo, vero, passionale e viscerale che privo di scenografie e filtri di sorta ha coinvolto fino alle ultime battute il pubblico saccense, solitamente freddino, ed invece ieri sera decisamente partecipativo. Scroscianti applausi per il maestro della comicità italiana Gianfranco D’Angelo, giunto alla veneranda età di 80anni con una prontezza, una lucidità ed uno smalto ammirevole.

Cabaret? Avanspettacolo? Varietà (in piccolo)? Metateatro? “Talk & Show. Una lunga storia d’attore” è tutto questo ed anche di più, è l’espressione più fulgida di una comicità che purtroppo oggi sta cedendo il passo a ciarpame fatto di volgarità, o peggio ancora spocchia e falsa cultura. In uno spettacolo tarato al millimetro in cui gli unici due attori sul palco si alternano freneticamente a comico, spalla, presentatore e narratore, con un ritmo altissimo in un crescendo che permette al pubblico di entrare nell’ottica – “delle cazzate” direbbe scherzosamente Demo Mura – dello spettacolo, nel suo andare.

Una comicità leggerissima, divertente, sincera, genuina, ma mai volgare, popolare, ma non popolana. 50 anni di palcoscenico dicono molto, e raccontano molto. Ed allora il pubblico – soprattutto i meno giovani – vengono immediatamente trascinati un’Italia diversa, forse non migliore, ma più felice. Attraverso i ricordi del maestro D’Angelo si ritorna indietro nel tempo, a Drive In ed al mitico “has, has, fidanken!”, ai mitici anni ’80, alle commedie all’italiana, agli albori della Tv con Silvio Berlusconi, che almeno in campo televisivo, una rivoluzione l’ha fatta veramente, senza censure e paraocchi.

In tutto questo Demo Mura, autore ed attore, spicca per la sua simpatia ed umiltà, abile professionista del palco, si destreggia senza mai strafare tenendo per mano D’Angelo ogni qual volta serva, quasi come un regista in scena, dirige lo spettacolo e lo accompagna fino alla fine tra le risate del pubblico.

Insomma, uno spettacolo da vedere, non un capolavoro della comicità, ma sicuramente uno dei pochi spettacoli di questi anni che, cosa è la comicità, te lo ricorda veramente. Come mi ha detto il maestro D’Angelo: “Alla fine le cose che divertono sono sempre le stesse: le battute sul sesso, gli equivoci, la satira politica… praticamente non è cambiato granché, la comicità rimane quella di un tempo, quella di Plauto”.