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Il Covi-19 sembra meno aggressivo: per Russi ed esperti “ha perso forza”. Ecco le possibili motivazioni


I dati ufficiali diramati dalla Regione Sicilia, negli ultimi giorni sembrano indicare un rallentamento dei contagi da coronavirus e un netto miglioramento. Uno studio Russo, scienziati ed esperti italiani cercano di spiegarne le motivazioni

Per l’Autorità per la salute Russa Rospotrebnazor, che ha eseguito un approfondito studio,  le motivazioni del rallentamento del contagio da Covid-19,  diramate in un bollettino diffuso attraverso il canale di messaggistica istantanea Telegram nella giornata di venerdì 8 maggio 2020, sono da addebitarsi alla temperatura: “Il virus sopra i 30 gradi perde forza”. Lo studio russo rivela che il virus oltre a perdere potenza in presenza di una temperatura superiore ai 30 gradi, sarebbe anche sensibile ai raggi solari che lo distruggerebbero.

I dettagli dello studio non sono stati rivelati, ma i ricercatori russi si dicono certi che il patogeno diventerà meno aggressivo durante i mesi estivi ed hanno diramato un comunicato ufficiale che riportiamo fedelmente: “Il virus diventa completamente inattivo, o perde la sua capacità di causare la malattia, quando le temperature dell’aria sono superiori a 30 gradi sopra lo zero”. Poi Rospotrebnazor aggiunge: “La bassa umidità e i raggi solari distruggono il virus, la bassa umidità e i raggi solari lo distruggono e muore del tutto ad una temperatura superiore ai 70 gradi centrigradi”.

Si tratta di uno studio e quindi le conclusioni vanno prese con le dovute precauzioni, ma il fatto che il contagio segna un rallentamento resta, e qualche motivo ci sarà pure, magari non sarà l’arrivo della bella stagione ma ai cittadini poco importa, l’importante è uscire da quello che per molti è diventato un incubo.

Lo studio Russo non è il solo a prevedere la fine del contagio, anche un team di ricercatori dell’Università di Harvad e del Mit, pubblicato sul sito wbur.org, sono arrivati a risultati simili, ma con più cautela.

Il team di scienziati dopo avere esaminato la diffusione globale del coronavirus da dicembre fino ad oggi, hanno scoperto che le condizioni meteorologiche incidono ma non abbastanza da determinare un arresto significativo della pandemia.

Hazhir Rahmandad, professore associato di System Dynamics presso la MIT Sloan School of Management infatti dichiara: “Vi è indubbiamente un impatto delle condizioni meteorologiche, in particolare della temperatura e dell’umidità, sulle velocità di trasmissione di COVID-19, ma questi effetti sono moderati. E quindi, non possiamo aspettarci che le condizioni meteorologiche, da sole, estinguano l’epidemia durante l’estate”.

I risultati della ricerca hanno dimostrato come le condizioni meteorologiche, tra cui temperatura, luce solare e umidità, incidano sulla diffusione del coronavirus. Dall’analisi dei dati è emerso che su oltre 3.700 località del mondo le variabili meteorologiche erano correlate alla trasmissione del virus stimando che il rischio di trasmissione si abbassa circa dell’1,7% per ogni grado superiore a 77 gradi Fahrenheit.

“Ciò suggerisce – conclude il professor Hahir Rahmanad – che molte zone temperate con un’alta densità di popolazione possono affrontare rischi maggiori, mentre alcune aree più calde del mondo potrebbero sperimentare velocità di trasmissione più lente. Questa scoperta potrebbe spiegare in parte le dimensioni minori di focolai nell’Asia meridionale e in Africa”.

Anche in Italia si sta cercando di capire le motivazione dei minori contagi e meno decessi per coronavirus durante questa fase 2 e secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, l’infezione potrebbe aver perso la sua carica virale e quindi sarebbe anche meno aggressivo, ma non da una motivazione legata alla temperatura e neanche che il virus abbia subito una modifica genetica.

Giuseppe Remuzzi quindi, ammettendo il rallentamento del contagio, si limita a raccomandare di non abbassare la guardia e a non cedere a facili entusiasmi. L’esperto infine invita ad una riapertura prudente e graduale delle attività: “Un lockdown prolungato determina povertà, prima causa di malattie e morte, per non parlare dei conflitti sociali, che durante un’epidemia diventerebbero ancor più pericolosi annullando le misure di distanziamento sociale”.