Il prezzo dei carburanti aumenterà per l’embargo alla Russia sui prodotti raffinati ma il governo incolpa i distributori

Carburanti ormai a 2 euro e il governo da la colpa ai distributori inviando la Guardia di Finanza, ma la colpa è dell’embargo alla Russia sui prodotti raffinati e del mancato rinnovo dello sconto di 18,3 centesimi di accise fatto da Draghi


Ogni volta che si va al distributore si trova la sorpresa di nuovi aumenti, gli italiani imbestialiti chiedono spiegazioni e si assiste al solito scarica barile con spiegazioni da parte del governo, spesso imbarazzanti. È innegabile che la batosta più dolorosa è stata la cancellazione dell’intervento del governo Draghi del marzo scorso di 18,3 centesimi di accise in meno per ogni litro di benzina, fatto dall’esecutivo di centrodestra per recuperare circa un miliardo al mese. Poca roba se si considera che i costi dei carburanti si riflettono su tutta la filiera delle merci che viaggiano quasi tutti su gomma e inevitabilmente fa salire l’inflazione, mettendo in ginocchio le famiglie, il cui potere di acquisto degli stipendi si è dimezzato.

Meloni e Giorgetti pressati dall’opinione pubblica e temendo un calo dei consensi, beccati con le mani nella marmellata, se la prendono con i distributori, accusati di fare la “cresta” sul prezzo e incontrano i vertici della Guardia di Finanza per rafforzare i controlli e “punire” i colpevoli.|

Ma la verità è ben altra. Assodato che il principale colpevole è il governo che non ha rinnovato il decreto Draghi dello sconto sulle accise, sulla stangata in corso e ancora di più su quella che arriverà a breve, a pesare è l’embargo alla Russia sui prodotti raffinati. Dal 5 febbraio prossimo infatti, scatterà lo stop all’importazione dei prodotti raffinati di Mosca e l’ Occidente che non raffina perché con la transizione energetica ha bandito l’attività perché inquinante, ora rischia di pagare il conto salato di questa scelta.

Qualcuno obietterà che l’embargo al petrolio russo è scattato il 5 dicembre scorso e al momento non ha provocato particolari problemi per le forniture, ma solo perché in questa fase si è bloccato solo il greggio e sostituire la quota di quello russo, vista la grande disponibilità mondiale non è stato un problema. Ma dal 5 febbraio, scatta lo stop dei prodotti raffinati e qui il discorso è ben diverso. L’occidentale negli ultimi 20-25 anni ha messo al bando questa attività perché inquinante, cominciando la riconversione verso i biocarburanti e lavorazioni meno inquinanti e questo tipo di attività non la vuole più fare più nessuno, sia per la difficoltà di costruire impianti, che per le resistenze delle amministrazioni locali che temono per i loro territori.

Tra poco meno di un mese, nei fatti mancheranno all’appello l’equivalente di oltre un milione di barili al giorno, tra il 25 e il 30% della domanda di tutta la Ue, che Andranno sostituiti, facendo scattare la corsa alla domanda che, inevitabilmente, porterà a nuovi rialzi dei prezzi ai distributori.