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Il Si dell’Eurocamera “non vincolante” a colpire la Russia non cambia nulla: ecco perché e quali sono i Paesi favorevoli

Il parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non vincolante che invita i Paesi membri contrari, ad autorizzare l’uso dei sistemi d’arma occidentali donati a Kiev in territorio russo, ma l’Ok dato solo da alcuni Paesi non sposta di una virgola le regole di ingaggio

Con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astensioni, a Strasburgo la plenaria ha votato a maggioranza il “sì” all’uso di armi in territorio russo, ma i distinguo oltre ai no secchi sono stati molti e nei fatti i soli “sì” convinti sono arrivati da quei Paesi che non forniscono missili a lungo raggio in grado di colpire il territorio russo.

Guardando i numeri sembrerebbe che la maggioranza dei Paesi europei non ha posto alcuna restrizione sul materiale fornito a Kiev, ma leggendo con un po di attenzione chi è effettivamente favorevole e chi contrario, si capisce benissimo che sul campo di battaglia la risoluzione non muta di un millimetro lo status quo.

Iniziamo dalla posizione dell’Italia, che ha fornito i missili Storm Shadow, che sul paragrafo 8 della risoluzione che “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso delle armi occidentali consegnate all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo”, ha votato no, compresi gli eurodeputati della maggioranza del Pe, in dissenso dai loro gruppi di appartenenza.

A parte due eccezioni nel Pd e due in Forza Italia, gli eurodeputati italiani hanno votato contro, mentre hanno votato compattamente contro le delegazioni di Lega e Fratelli d’Italia e, a sinistra, Movimento 5 Stelle e Avs. Le delegazioni di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Partito democratico, con l’eccezione di Marco Tarquinio e Cecilia Strada, hanno poi votato compattamente a favore del testo finale sul supporto dell’Ue all’Ucraina, anche se conteneva il controverso punto 8 sull’uso delle armi occidentali in territorio russo, su cui in precedenza avevano votato contro. Hanno invece votato contro la risoluzione finale le delegazioni di Lega, M5s, Sinistra Italiana e Verdi.

Il Belgio ha posto pubblicamente il veto all’utilizzo offensivo degli F-16 (benché il testo dell’accordo non ne faccia menzione) e anche la Spagna non ha concesso le sue armi per attaccare la Russia.

La Germania non ha mai fornito missili a lungo raggio a Kiev, in quanto il cancelliere Olaf Scholz si è sempre rifiutato di passare all’Ucraina i Taurus, che permetterebbero a Zelensky volendo di colpire Mosca, ma dopo grande riluttanza, lo scorso maggio ha permesso all’Ucraina di usare il suo materiale anche sul suolo russo. Ma stiamo parlando di carri armati, obici e armi leggere che dopo il lancio dell’offensiva di Kiev sta utilizzando nel Kursk. Nulla dunque che può colpire le basi russe.

La Francia e la Gran Bretagna, che hanno fornito i missili Scalp/Storm Shadow, sarebbero favorevoli all’uso dei missili per colpire la basi militari in Russia da dove partivano gli attacchi verso l’Ucraina, ma non hanno mai dato l’ok ufficiale. Il premier inglese Keir Starmer si è recato negli Usa per coordinarsi con Joe Biden, in modo da avere una posizione comune, con gli Stati Uniti che hanno fornito a Kiev i missili Atacms. Ma Washington non ha dato la luce verde chiesta da Starmer all’uso dei missili per colpire in profondità il territorio russo, quindi anche qui rimane il veto.

Dunque chi sono i favorevoli?

Sono in linea generale di principio favorevoli all’uso di armi Finlandia, Svezia, Paesi Baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda e la Romania, ovvero tutte quei paesi che non hanno forniti missili in grado di colpire il territorio russo.

Il tema dell’utilizzo della armi ucraine in Russia è e resterà al centro del dibattito in Europa. Il 29 agosto scorso, al Consiglio Affari Esteri, Josep Borrell aveva tentato di forzare la mano per ottenere il via libera dei 27, ma la sua proposta si è schiantata sulle perplessità di alcuni Paesi membri, a cominciare proprio da Germania e Italia.