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Kosovo. Ora Borrell ha paura che la guerra arrivi in Europa ma la Nato manda altri soldati e la Wagner i suoi mercenari

La polveriera Kosovo è pronta ad esplodere e ciò porterebbe la guerra dentro i confini europei coinvolgendo tutta la Nato. A lanciare l’allarme è Borrell: “Non possiamo permetterci un’altra guerra”

Ora il capo della diplomazia europea, l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell dopo avere gettato benzina sul fuoco con le dichiarazione contro la Russia, ha paura di un’escalation nel Kosovo: “non possiamo permetterci un’altra guerra”, ma la Nato con la decisione di aumentare il contingente della missione Kfor in Kosovo, sta andando diritta verso questa direzione.

Dopo gli scontri di due giorni fa, in cui sono rimasti feriti 11 soldati italiani e 19 ungheresi della Kfor. la tensione nell’area resta alta e Borrell che ora teme la guerra in Europa ha chiesto un vertice tra Belgrado e Pristina per tentare di fermare gli scontri. Ed in effetti è evidente che gli scontri nel Nord Kosovo rischiano di trasformarsi in una pericolosa miccia in una delle aree più infiammabili dell’Europa e del mondo.

Ma tutte le parti coinvolte non sembrano indietreggiare di un millimetro ad iniziare dalla Nato ha deciso di rafforzare la sua presenza: “a un ulteriore battaglione di forze di riserva è stato ordinato di ridurre i propri tempi di preparazione al dispiegamento da quattordici a sette giorni, per essere pronto a rafforzare le forze Nato in Kosovo, se necessario”, ha stabilito il comando della Forza alleata congiunta di Napoli, che ha spiegato la decisione come “una misura prudente per garantire che la Kosovo Force abbia le capacità di cui ha bisogno per mantenere la sicurezza in conformità con il nostro mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato l’ammiraglio Stuart Munsch.

Alla Nato ha risposto il presidente della Serbia e comandante supremo dell’esercito, Aleksandar Vucic, che ha ordinato il massimo livello di prontezza al combattimento per le forze armate e ha inviato i militari in direzione del valico con il Kosovo. Lo ha confermato il ministro della Difesa, Milos Vucevic, secondo quanto riporta la stampa di Belgrado.

Aleksandar Vucic, da sempre è un alletto di ferro della Russia, che da quanto dichiarato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sembra essere pronta ad intervenire a sostenere l’alleato: “Le forze della Nato in Kosovo hanno agito in modo non professionale, provocando una violenza non necessaria e una escalation della situazione”.

Quindi secondo la Russia, storicamente alleata della Serbia, il contingente Nato è un fattore che spinge l’escalation nei Balcani. Inoltre a Mosca si aggiunge anche Pechino, che ha espresso la propria solidarietà a Belgrado esortando la Nato a “rispettare sovranità e integrità territoriali dei Paesi interessati a fare cose che favoriscano la pace regionale”.

Ma non è finita, arrivano notizie che alcuni battaglioni della milizia privata della Wagner, siano già entrati in Serbia e conoscendo il modus operandi dei mercenari di Evgenij Prigožin, il loro intervento non sarebbe da “pacificatori”.

Sulla questione ieri è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, dicendo che c’è stata “una riunione di Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, che sono i Paesi che lavorano per la stabilita’ della regione: insistiamo tutti con Vucic perché si possa arrivare a una pacificazione” ed aggiungendo che “forse bisogna far si che anche l’insediamento dei sindaci di etnia albanese nel Kosovo del nord possa essere rinviato per cercare di calmare le acque”. Ma le parole di Tajani non possono essere piaciute al Presidente serbo Vucic, quel “rinviare per cercare di calmare le acque” appare come la solita presa per i fondelli ed è evidente che un Paese dove oltre il 90% della popolazione è serba non accetterà mai di essere governata da una minoranza albanese.